Home I lettori ci scrivono Rientro a scuola, ma non in classe, l’ultima discriminazione

Rientro a scuola, ma non in classe, l’ultima discriminazione

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Sono una docente di scuola secondaria vaccinata e vorrei esprimere una riflessione in merito alla recente disposizione secondo la quale i nostri colleghi che non sono vaccinati non possono lavorare a contatto con gli allievi. Neanche se hanno un tampone negativo. Come fossero appestati. Voglio manifestare la mia vicinanza e solidarietà a tutti questi colleghi; alcuni li conosco, so che sono ottimi docenti e che mancano ai loro allievi.

Ritengo che questa sia l’ulteriore di una serie di discriminazioni a cui, purtroppo, i nostri ragazzi hanno assistito negli ultimi tempi a scuola.

Mi spiego meglio: in uno stato di emergenza e con la sicurezza che la vaccinazione blocchi la trasmissione del virus, la privazione della libertà di scelta vaccinale potrebbe avere una sua legittimità (ed essere vaccinati costituire anche un buon esempio).

Ma mi pare che ormai entrambe queste condizioni non sussistano: per fortuna lo stato di emergenza sta per terminare ed ormai la scienza sa che anche i vaccinati possono contagiarsi e contagiare il prossimo.

E allora altri valori, che (lecitamente o meno) sono stati messi in secondo piano dall’emergenza, riacquistano importanza.

Come molti colleghi, vaccinati e no, ritengo che anche la libertà, l’autodeterminazione sul proprio corpo, la tutela della privacy riguardo ai trattamenti sanitari effettuati, il rispetto della persona umana e, non ultima, l’uguaglianza, siano importanti valori democratici da proteggere e trasmettere ai nostri allievi.

La creazione di un ambiente che segrega ed esclude le persone riducendole a categorie non costituisce certo un messaggio educativo per i nostri ragazzi. Ancor più perché questa discriminazione è priva di basi scientifiche. Appare quasi una punizione, come la sospensione dallo stipendio appariva un ricatto. Sono questi i valori da dare ai nostri ragazzi in età evolutiva? Ai futuri cittadini?

E tutto questo avviene ed è avvenuto nel luogo che dovrebbe essere inclusivo, plurale ed aperto per definizione: la Nostra Scuola.

Lettera firmata