“È troppo facile insegnare ai liceali, dove vi sono tutti studenti normodotati e tendenti all’ottimo dal punto di vista dell’apprendimento: la scuola vera è quella di periferia, quella con ragazzi difficili e anche disabili, quella degli ultimi, alla don Milani per intenderci. La scuola dove con ogni ragazzo bisogna reinventarsi la didattica. Certo, è faticosissimo ma è in quel contesto che si misura l’abilità del docente”. Sono le parole del nostro direttore, Alessandro Giuliani, nell’ultimo intervento a Radio Cusano, a commento degli episodi di mancata attenzione verso gli alunni con disabilità, l’ultimo dei quali si è consumato a Milano dove una studentessa disabile è stata sottoposta ad una verifica di accesso al corso musicale a numero chiuso senza alcuna differenza rispetto agli altri candidati e quindi esclusa.
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“Non è possibile mettere sullo stesso piano un ragazzo con problemi rispetto a chi non li ha – ha detto Giuliani – , tanto è vero che il tribunale ha ammesso la ragazza disabile al corso. Allora, da parte della scuola sarebbe stato più opportuno consigliare la famiglia della giovane, in maniera più o meno esplicita, di evitare di mettere alla prova la ragazza: perchè la si è sottoposta ad una verifica il cui esito al 99% si sapeva che sarebbe stato negativo, salvaguardando in tal modo i risvolti psicologici negativi per la prova andata male”.
Gli studenti prima di tutto
“La scuola – ha detto il direttore – va considerata come un ospedale, che esiste perché ci sono i pazienti: la scuola esiste perché ci sono gli studenti. E al centro dell’attenzione, e degli sforzi, devono esserci loro. Altrimenti, qualcosa non funziona nel docente. Allora, ben vengano i corsi da 25 ore propedeutici al sostegno, ma anche da 100 e 200 ore se servono a cambiare questo stato di cose”.
Durante la puntata si è parlato anche dei miliardi che verranno sottratti alla scuola nei prossimi anni: una previsione dettata dal Def pluriennale approvati nei giorni scorsi.
Ancora classi pollaio
“La riduzione del tasso di natalità era l’occasione buona per ridurre il numero di alunni per classe, invece questo taglio di spese significa che gli Uffici scolastici continueranno a formare classi anche da 30 studenti alle superiori e da 25 più negli altri gradi scolastici. Quindi, non cambierà nulla. Come del resto il quadro non è cambiato col Covid”.
“Almeno, però, i nostri governanti ci risparmino ogni volta la manfrina sulla ‘scuola che viene prima di tutto’ o che ‘la scuola è la risorsa più importante per le nuove generazioni’: quelle che poi di fatto si trovano penalizzate, con docenti insoddisfatti con stipendi da 1.300 euro”.
La carenza di supplenti
“Abbiamo intervistato una dirigente della Toscana che ci ha spiegato come da settembre sono esaurite le graduatorie dei supplenti, quindi le scuole sono costrette a chiamare i giovani che stanno frequentando Scienze della Formazione Primaria, addirittura del primo anno, quindi 21enni, oppure dei professionisti, soprattutto per il sostegno della primaria o discipline tecniche delle scuole medie”.
“Perché non c’è più nessuno che vuole fare questo lavoro. Il problema è che questi o i neo-diplomati non sono minimamente in grado di portare avanti la lezione se non improvvisando o poco più. E chi ci rimette sono sempre gli studenti”, ha concluso Giuliani.