Sulla questione della presunta relazione tra la dirigente e l’alunno, che ha generato un giro di vite da parte dei presidi sull’uso delle chat di classe condivise da alunni e insegnanti, il direttore della Tecnica della Scuola, Alessandro Giuliani, ai microfoni di radio Cusano commenta: “A mio modo di vedere la chat è un’opportunità, specie per mantenere il collegamento con i ragazzi che in maniera alternata si ritrovano a casa per il Covid. Una chat con il ragazzo a casa significa restare in contatto con lui in tempo reale, per dare compiti o indicazioni, bypassando meccanismi farraginosi e velocizzando le cose”.
“Ma la chat deve essere usata con buon senso, non può diventare un’occasione per “fare salotto” – avverte il direttore – o per fare commenti su altri docenti, come alle volte capita. A quel punto il docente deve dire no a quel tipo di interazione. Questa dovrebbe essere la logica e lo spirito. Nessun dirigente deve redarguire un docente che adoperi la chat per motivi prettamente professionali, educativi o di accelerazione del processo di apprendimento”.
E ricorda un episodio di qualche anno fa, quando l’allora ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli si espose in maniera molto forte sulla validità dell’uso del telefono in classe per fini didattici: “Questa deve essere la logica. Va colto l’aspetto positivo dello strumento”.
Mascherine in classe anche dopo il primo maggio?
Mascherine in classe anche dopo il primo maggio? “In questi giorni ne sapremo di più, il Cdm deciderà cosa fare – dichiara il direttore Giuliani -. Sembra che l’intenzione a livello politico sia quella di togliere le mascherine ma sulla scuola ci sono dei dubbi. L’ultima parola sarà del Governo”.
Quindi il direttore cita il virologo Fabrizio Pregliasco, secondo cui l’uso delle mascherine andrebbe mantenuto per tutto l’anno scolastico. Del resto si tratterebbe di 4 o 5 settimane – fa notare il direttore Giuliani – e poi ci saranno gli esami.
Denatalità e classi pollaio
Quanto al tema della denatalità, il nostro direttore afferma: “Un trend costante che ora inizia a farsi sentire in maniera preponderante. Abbiamo avuto negli ultimi 4 o 5 anni un calo di iscrizioni di circa 50 mila ragazzi, poi abbiamo avuto un calo di 70mila nell’ultimo biennio e oggi arriviamo addirittura ai 120 mila alunni in meno. Il paradosso è che non stiamo sfruttando questo contesto per ridurre il numero di alunni per classe, in quanto tutto ciò che regolamenta la formazione delle classi, specie alle superiori, continua a fare riferimento alla legge 133 del 2008, la famosa legge sul dimensionamento, del Governo Berlusconi, firmata dall’allora ministra Maria Stella Gelmini”.
“Sul piano pratico, della didattica, non ci saranno ripercussioni positive – spiega il direttore – nel Def non si è colta questa opportunità”.
E continua: “Nei prossimi anni avremo un ulteriore ribasso delle iscrizioni, eppure il Governo ha deciso di ridurre le spese, il che significa che non verrà mantenuto l’attuale organico come fatto quest’anno, ma ci avvieremo verso una riduzione dell’organico negli anni a seguire. Avremo meno insegnanti e dunque il rapporto alunni-docenti resterà più o meno uguale e decine di migliaia di docenti in servizio perderanno la loro titolarità. Tutto questo doveva essere gestito meglio, ma le priorità evidentemente sono altre”.