Ciclicamente torna a farsi sentire il grido di “dolore” per le scuole paritarie, che soprattutto a livello di scuola dell’infanzia e primaria coprono un ruolo rilevante. Con il Covid, però, è subentrata una crisi generalizzata, con diversi istituti paritari costretti anche a chiudere. Per salvarli, negli ultimi due anni hanno chiesto un sostegno pubblico maggiore diversi politici, appartenenti a partiti di vario genere. Anche perché gli istituti paritari “in vita”, comunque, sono ancora oltre 10mila. E secondo il senatore Udc Antonio De Poli, “le scuole paritarie rappresentano un pilastro della scuola pubblica”, per questo “al governo chiediamo fondi straordinari”.
Il problema, denuncia il senatore Udc, è che “dal 2010 ad oggi i contributi statali sono calati; al contrario le rette aumentano e molte famiglie rinunciano a iscrivere i propri figli. Di riflesso, le scuole sono costrette a chiudere i battenti. L’Esecutivo come intende intervenire?”.
A settembre a Padova, solo per fare un esempio, chiuderanno 5 istituti paritari: due in città e altri tre in provincia, a Pontelongo, Arzegrande e Veggiano.
Questo significa, prosegue De Poli, che “150 bambini resteranno senza scuola materna. Nella fascia 0-6, infatti, la scuola statale è inesistente. Ad Albignasego (Padova) ci sono 8 scuole paritarie, una per rione, e neppure una statale”.
“Il paradosso – continua il senatore Udc – è che queste scuole costano allo Stato il 10% di una scuola statale. La domanda che poniamo al Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi: che senso ha chiudere una scuola che allo Stato costa il 10%? Al Governo chiediamo di prevedere risorse straordinarie per far fronte alle grandi difficoltà che tali istituti stanno affrontando in questi mesi. Sono oltre 12.500 scuole che, da Nord a Sud, fanno risparmiare allo Stato oltre 5 miliardi di euro. Il governo deve tutelarle”, ha concluso De Poli.
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