”In Italia, nel 2011, la percentuale di laureati di 30-34 anni sul complesso della popolazione è pari al 20,3%; una quota ancora molto distante dagli obiettivi europei fissati per il 2020 (40%) e dall’attuale media Ue (34,6%)”: lo ha detto Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea, il Consorzio interuniversitario al servizio dei laureati, delle Università e delle imprese, riferendosi ai dati diffusi dall’Istat.
Nonostante questi numeri, Cammelli ha sottolineato che ”pur con le difficoltà iniziali di inserimento, la laurea ha garantito finora migliori esiti occupazionali rispetto al diploma di scuola secondaria superiore (+12%), migliori retribuzioni (+50%), e maggiore corrispondenza tra competenze richieste e quelle possedute nello svolgimento delle proprie mansioni”. Insomma, come già detto qualche mese fa, laurearsi conviene sempre.
Per i laureati tra i 25 e i 34 anni, infatti, la disoccupazione tra il 2008 e il 2012 è aumentata del 46%, mentre per i diplomati della medesima fascia di età è cresciuta quasi del doppio (+85%). ”Questi allarmi sono legittimi, ma il nostro Paese – ha spiegato il direttore di AlmaLaurea – a partire da una spesa per l’istruzione e la ricerca universitaria decisamente inferiore alla media Ocse ed europea, negli ultimi anni è stato tra i pochi ad averla ulteriormente ridotta in misura sensibile”.