A Piazza Vidoni i 5 segretari nazionali dei sindacati del comparto scuola si incontrano per una manifestazione (per la verità poco partecipata) per ribadire il no al decreto 36 che ha però ormai avuto il via libera in Senato e per il sì al rinnovo del contratto nazionale.
Ma a tenere banco è soprattutto Pino Turi, segretario della Uil Scuola, che attacca a tutto campo Ministro e Governo, con un intervento a dir poco infuocato.
“Non siamo disponibili a cedere di un centimetro – esordisce Turi – Gli emendamenti al DL 36, comunque vada, non serviranno a modificare l’impostazione. Il decreto è inaccettabile: io lo paragono alla guerra in Ucraina, è una invasione, è un attacco alla scuola pubblica di questo Paese”.
Con un giudizio duro nei confronti del Governo: “Adesso basta con i patti, si fanno solo contratti perché patti con questo Governo non se ne possono fare, non stanno mantenendo una parola, è un Governo inaffidabile
Stanno approfittando della paura delle persone con la guerra e del Covid per fare quello che vogliono per soddisfare il desiderio recondito della Confindustria e di quelli che voglio trasformare la scuola in un ufficio burocratico per indirizzare i giovani al lavoro precoce”.
E con un richiamo ai valori costituzionali: “Per noi le riforme sono ben accette se sono condivise se sono vere riforme e per noi la vera riforma è l’attuazione della Costituzione come fu per esempio la riforma della scuola media negli anni sessanta che aveva impedito di alla scuola di essere scuola di classe”.
Senza dimenticare un richiamo al passato: “Oggi ci troviamo a gestire un ritorno al passato più nero di questo Paese; noi abbiamo una macchia indelebile nelle nostre anime e cioè le leggi razziali. Quella scuola ha allontanato i bambini e le bambine che vennero portati con i carri bestiame ad Auschwitz. Quella scuola non può più tornare e guardate che non sto esagerando. In una scuola autoritaria non c’è più umanità, non c’è più la persona. In quel periodo la scuola non riuscì a ribellarsi, oggi noi dobbiamo ribellarci perché ci possono essere nuovi autoritarismi che nessuno di noi conosce ma che sono gravi come allora”.
“Ma noi – conclude il segretario nazionale – dobbiamo resistere e ancora resistere e non dobbiamo accettare lo stravolgimento della scuola della Costituzione”.