La scuola non è stata ritenuta in alcun modo responsabile nella vicenda, accaduta nel marzo 2019, quando l’autista di uno scuolabus dirottò il mezzo, sequestrando i ragazzi e gli insegnanti, e minacciando di voler dar fuoco al veicolo con una tanica di benzina.
Il caso è stato recentemente trattato dalla Corte di Cassazione, sezione penale, che con la sentenza n. 25158 del 1° luglio 2022 ha stabilito la responsabilità civile della società per cui lavorava il terrorista per il reato commesso dal suo dipendente.
Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore Scuola, “l’amministrazione scolastica va assolta sul rilievo della mancanza di un imputato del quale essa debba, per legge, anche solo indirettamente rispondere. Infatti ogni reato che abbia cagionato un danno obbliga al risarcimento oltre al colpevole anche le persone che a norma delle leggi civili devono rispondere per il fatto di lui. In particolare i datori di lavoro sono responsabili per i danni arrecati dai fatti illeciti dei loro dipendenti e commessi nell’esercizio delle incombenze a cui questi sono adibiti“.
Il fatto
L’autista dello scuolabus, di origini senegalesi, nel marzo 2019 dirottò e incendiò il bus di una scuola media di Crema con 50 ragazzini, due insegnanti e una bidella. La motivazione: fermare le morti dei tanti migranti nel Mediterraneo.
Gli adulti presenti sul mezzo cercarono in tutti i modi di far ragionare l’uomo, che fu fermato solo grazie ad alcuni ragazzini che riuscirono ad inviare la geolocalizzazione del mezzo, consentendo così alle forze dell’ordine di intervenire.
L’uomo è stato condannato a 19 anni di carcere.