La Camera ha approvato il decreto Destinazione Italia e ora dovrà passare al vaglio del Senato. Originariamente il decreto conteneva anche il cosiddetto “bonus libri”, modificato radicalmente e in peggio da un emendamento aggiunto all’ultimo momento. La prima versione del decreto prevedeva infatti una detrazione del 19% a privati che avessero acquistato mille euro di testi scolastici e altrettanti di volumi di lettura. Il Governo però non aveva fatto bene i conti, la detrazione al 19% si è trasformata in un buon sconto di circa 19 euro (in tre anni) e i beneficiari sono passati da 29 milioni di contribuenti Irpef a 2,7 milioni di studenti delle scuole superiori con un reddito inferiore ai 25 mila euro. Il bonus per tutti i cittadini sarebbe stato troppo oneroso per le casse statali, che avevano previsto la modica somma di 50 milioni di euro.
“È un clamoroso passo indietro. Riteniamo assurdo pensare che in questo modo si possa incentivare il consumo culturale e garantire maggiormente l’accesso ai saperi.” dichiara Roberto Campanelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti. “Pensiamo innanzitutto sia poco utile che lo sconto eventuale sui libri debba passare da una detrazione alla quale si può accedere soltanto mediante la presentazione del voucher del Governo al libraio che poi la dovrà recuperare con un credito d’imposta. Piuttosto si pensi a garantire agli studenti sconti effettivi attraverso il potenziamento della Carta IoStudio, l’estensione di questa agli studenti universitari e forme di reddito diretto per i soggetti in formazione”
“È fuorviante pensare che con un buono sconto di 19 euro, oltretutto spalmati in tre anni, si possa cambiare la situazione. – continua nella nota l’UdS – A fronte della restrizione dello “sconto” ai soli libri di lettura crediamo che il tanto sbandierato bonus libri del Governo Letta rappresenti una presa in giro per gli studenti. Non è in questo modo e con questi piccoli investimenti che si garantisce il diritto allo studio. Infine riteniamo che il Governo, con questo evidente passo indietro, si è mostrato ancora una volta incapace di rispondere efficacemente alla situazione del nostro Paese, protagonista ormai di un analfabetismo funzionale che, secondo le classifiche dell’Ocse, ci fa collocare all’ultimo posto per competenze in lettura e al penultimo posto sia per competenze in matematica sia per capacità di risolvere problemi in ambienti ricchi di tecnologia. Garantire il libero accesso alla cultura dovrebbe essere una priorità politica e non uno slogan accompagnato da interventi senza sostanza”.