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“Draghi non può lasciare il Governo ora”, l’appello della Cgil: la gente non arriva a fine mese, prima concluda le riforme

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Fa paura la crisi del Governo pluripartitico condotto dal professor Mario Draghi. Molti italiani temono che al caro energia, all’inflazione e agli effetti diretti della guerra in Ucraina, si vada ad aggiungere ora il problema del Paese senza più una maggioranza che faccia quadrato per mettere i cittadini al riparo da altri guai.

No al voto anticipato

Anche il sindacato sembra sposare questa tesi. E non gradire il voto anticipato. Addirittura la segreteria della Cgil, l’organizzazione che più di tutte è sempre stata critica nei confronti del governante di turno.

Il sindacato guidato da Maurizio Landini, però, stavolta sembra far prevalere un forte senso di responsabilità. E chiede all’esecutivo Draghi, assieme al Parlamento, di fare altrettanto.

Situazione complessa

“La situazione che attraversa il Paese, l’Europa e il mondo è di straordinaria complessità – si legge in una nota della segreteria della Cgil -. La pandemia e la guerra hanno fatto esplodere disuguaglianze, ingiustizia sociale e reso evidenti tutte le fragilità di un sistema globale che ha messo ai margini i diritti delle persone e dell’ambiente ponendo al centro le ragioni della finanza e del profitto”.

Il primo sindacato italiano ricorda che “una parte sempre più consistente del Paese non ce la fa più ad arrivare alla fine del mese. Questa è la prima emergenza sociale da affrontare. C’è bisogno di risposte immediate a partire dal mese di luglio e con interventi strutturali. Sono i temi che abbiamo posto all’ultimo incontro del 12 luglio scorso a Palazzo Chigi: crisi energetica, superamento della precarietà, strumenti fiscali per tutelare i salari e le pensioni dall’aumento dell’inflazione, salario minimo e legge sulla rappresentanza, rinnovo dei contratti, politiche industriali, scuola, sanità, una vera riforma fiscale, pensioni, politiche dell’abitare, vecchie e nuove povertà”.

Serve un Governo nel pieno delle sue funzioni

Per tutto questo – aggiunge la nota – c’è bisogno di un Governo che dia risposte nel pieno delle sue funzioni. Bisogna agire subito a partire dalla tutela della parte più fragile e debole del Paese. Serve un confronto per dare risposte urgenti e concrete al mondo del lavoro e ai pensionati, avviare serie riforme strutturali e dare piena realizzazione al PNRR”.

“Siamo rispettosi delle soluzioni che il Parlamento dovrà individuare ma ribadiamo con forza che la crisi sociale deve essere la priorità che tutti devono avere presente. Non è il momento di indebolire il Paese e bloccare le riforme”, conclude la segreteria della Cgil non riferendosi però (probabilmente) alla revisione del reclutamento e della formazione dei docenti, riforma tanto contestata da tutti i sindacati di comparto assieme alle Confederazioni e che ora rischia seriamente di rimanere al palo.

Landini: il Governo è pienamente in carica

In serata, il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha ribadito il concetto: “Vedo che adesso c’è la discussione in Parlamento. Io sarò rispettoso di quello che in quella sede verrà fatto”, ha detto il segretario della Cgil oggi a Verona, parlando della crisi di governo.

“Prendo atto che il Presidente della Repubblica non ha accettato le dimissioni di Draghi, quindi di fatto oggi il governo è pienamente in carica in tutte le sue funzioni – ha osservato -. Mi auguro che la discussione in parlamento sia in grado di affrontare la situazione”.

Per quello che riguarda riguarda la Cgil, ha sottolineato, “pensiamo che oggi abbiamo bisogno di un governo nel pieno delle sue funzioni”, ha sottolineato Landini.

“Per noi è necessario che in questo mese si facciano dei provvedimenti che intervengano per aumentare il salario e le pensioni, per affrontare il problema del caro-bollette, della precarietà che per i giovani è troppo alta, cancellando forme di lavoro sbagliate, e perchè c’è bisogno di avviare un processo di riforme serie – ha concluso – a partire da quella fiscale degna di questo nome che aumenti il netto in busta paga delle pensioni e dei salari, a partire da quelli più bassi”.

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