La Stampa riporta pure quanto scrivono i giudici nelle motivazioni di accoglimento del ricorso: “Secondo i ricorrenti l’insegnante di matematica e fisica avrebbe riservato alla studentessa un insieme di condotte protratte nel tempo e con le caratteristiche della persecuzione, del dileggio, finalizzate all’emarginazione dell’alunna che non si era supinamente conformata al capriccioso arbitrio di modalità didattiche del tutto irrazionali e illegittime, denunciandole – insieme ad alcune compagne – alla Presidenza”.
I genitori sostengono, scrive sempre La Stampa, che “nell’intero secondo quadrimestre, la figlia non sarebbe mai stata sentita nelle materie in cui è stata ritenuta insufficiente. Il giudizio negativo espresso nello scrutinio di giugno dal consiglio di classe sarebbe stato espresso in assenza di voti”.
E se la scuola respinse le accuse, i giudici sottolineano come “i metodi didattici dell’insegnante in questione sono già stati oggetto di contestazione in una precedente controversia concernente altra alunna dello stesso liceo, in occasione della quale è emerso l’anomalo comportamento dell’insegnante”.