La conversione in legge del decreto n. 3 in materia di scatti stipendiali potrebbe non essere indolore.
Insomma non è detto che l’operazione si riduca ad una sorta di “atto dovuto”.
La prova arriva da quanto accaduto nella mattinata del 13 febbraio in Commissione Bilancio del Senato dove il relatore Antonio D’Alì (Nuovo Centro Destra) ha sollevato alcuni dubbi sulla copertura finanziaria chiedendo anche chiarimenti al Governo che, a sua volta, si è impegnato a fornirli nella prima riunione utile.
I punti interrogativi, secondo il relatore, sono più di uno.
Il primo riguarda il fatto che il decreto prevede di imputare all’esercizio finanziario del 2014 spese connesse con oneri relativi all’anno 2013; e questo, ha sottolineato D’Alì, “viola il principio di annualità del bilancio proprio della legge di contabilità”.
L’obiezione più importante è però un’altra ed è assai più sostanziale “Occorre chiarire – ha detto D’Alì – se il riconoscimento della maggiore anzianità stipendiale acquisita nell’anno 2013 consolidi in capo al dipendente una situazione giuridica soggettiva perfetta, che andrà dunque riconosciuta anche in futuro. In tal caso, trattandosi di oneri a regime, andrà fornita la proiezione decennale dei costi di cui all’articolo 17, comma 7, della legge di contabilità e chiarito come verrà affrontato il maggior onere per gli anni 2014 e seguenti”.
L’osservazione – come si intuisce – è fin troppo chiara ed è proprio la stessa che già in altre circostanze analoghe è stata formulata dalla Ragioneria Generale dello Stato, preoccupata da sempre che gli interventi in materia stipendiale possano incidere in modo strutturale sul bilancio dello Stato.
A questo punto non resta che attendere gli sviluppi della situazione: la prossima settimana il Governo fornirà i chiarimenti richiesti, quindi D’Alì metterà ai voti il parere della Commissione. E se il parere dei senatori del Bilancio dovesse essere negativo, qualche problema incomincerà ad esserci.