Nell’ormai celebre patto del Nazzareno, avvenuto nella stanza del segretario del PD sotto il quadro che ritrae Che Guevara e Fidel Castro mentre giocano a golf, tra Matteo Renzi, il riabilitato Silvio Berlusconi e Gianni Letta, non soltanto si raggiunge l’accordo sulla nuova legge elettorale, ma si decide anche di presentare, in tempi strettissimi, una riforma costituzionale, che prevede sia la trasformazione del Senato in Camera delle autonomie, sia la modifica del titolo V della Costituzione. Dopo anni di paralisi politica su questi temi, adesso tutto sembra correre alla velocità della luce, senza che si possa ponderare alcunché.
Renzi dichiara pubblicamente che la riforma del Titolo V approvata con il referendum dell’ottobre del 2001 è stata un palese errore. Adesso, continua Renzi, è giunto il momento di porre rimedio a quell’errore riformando ulteriormente il Titolo V della Costituzione. A noi che ci occupiamo di scuola ed istruzione, la domanda che sorge spontanea è:
“La riforma del Titolo V della Costituzione toccherà anche la scuola e la sua autonomia scolastica?”
Questo non è dato saperlo, ma è probabile di sì.
Infatti bisogna specificare che attualmente esiste, per quanto attiene provvedimenti legislativi su materia d’Istruzione, un caos normativo causato dall’influenza di vari poteri politici chiamati ad intervenire. Quali sono questi poteri politici? Si parte dallo Stato, si passa alle regioni e province, si termina con comuni, enti locali e scuole. Ci troviamo in una situazione di incertezza e di caos per il fatto che non c’è più un’unica autorità che esplica il servizio scolastico, ma ad esso partecipano congiuntamente, nell’ambito delle proprie competenze territoriali, molteplici enti pubblici, che poi si trovano in disaccordo su norme e provvedimenti da prendere. L’esempio più lampante è rappresentato dalla questione dei dimensionamenti scolastici, che a causa dei contrasti interni alla Conferenza Stato-Regioni, trova sempre forme di resistenza e di caos legislativo, che disorientano e non convincono. Ci piacerebbe sapere, alla luce dell’esperienza ultra decennale dell’autonomia scolastica, legittimata costituzionalmente dalla riforma del Titolo V, quale direzione si intende prendere a livello di riforma costituzionale, per ridisegnare un sistema scolastico nazionale che sia più uniforme possibile e garantisca il diritto allo studio, in modo anche permanente, a tutti i cittadini italiani.
Un’altra domanda che ci pare opportuna è la seguente: “Se Renzi punta in tempi strettissimi di avviare i disegni di legge di riforma costituzionale riguardanti il Titolo V, che senso ha parlare di Costituente della Scuola, se i giochi saranno belli e che decisi dal Parlamento?”
Ci piacerebbe avere delle risposte chiare e precise.