Il decreto-legge 30 aprile 2022 n. 36, convertito (con pesanti modificazioni) nella legge n. 79 del 29 giugno 2022, è stato pensato per dare finalmente (secondo il ministero dell’Istruzione) una svolta alla formazione in servizio dei docenti. Il Ministro Bianchi ha esplicitato la sua intenzione di realizzare a scuola il cosiddetto Middle Management, figure di elevato stampo che potessero coadiuvare i dirigenti scolastici nell’arduo compito di gestire la scuola. Per dirla in termini corrispondenti al lavoro privato, realizzare il middle management corrisponderebbe alla creazione di figure paragonabili ai “quadri”, un livello di responsabilità al di sotto della dirigenza ma con funzioni di coordinamento, controllo ecc.
Il ministro ha ben pensato che per ricoprire tali posizioni sarebbe occorsa una opportuna formazione: non si tratta solo di insegnare, ma di effettuare “altro” rispetto all’insegnamento, ma pur sempre finalizzato al mondo della scuola (cosa che i docenti già fanno da anni, circa 25-30, per circa il 40-50% del loro tempo: e lo fanno evidentemente abbastanza bene, visto che la scuola italiana, nel frattempo, non è esplosa). Comunque, una buona formazione non spaventa nessuno, anzi, può essere motivo di crescita, e l’idea, in fondo, non è male.
Visto che non tutti sono interessati/portati, il ministro aveva giustamente pensato di ricompensare i docenti che si volessero accollare l’onere di ulteriori studi e successivamente, ulteriori incarichi: come? Aveva ipotizzato di anticipare gli scatti stipendiali dei docenti: al momento sono con cadenza fissa ogni circa otto anni (si valuta quindi solo l’anzianità di servizio in cattedra); l’idea del ministro era premiare i volontari facendoli “scattare” di stipendio anticipatamente. Sembra un buon compromesso: assumi un ruolo di “quadro-equivalente”, vieni pagato di più, ossia quanto un docente dello scatto stipendiale successivo. Non è un incentivo enorme, probabilmente non commensurato alla mole di lavoro che uno si sobbarca, ma potrebbe essere una soluzione accettabile.
Quando però l’idea si è trasformata in legge, è cambiato tutto. Innanzitutto, è stata istituita a Roma la “Scuola di Alta Formazione”: senza entrare nei dettagli della scuola, essa avrà, fra gli altri, il compito di formare i docenti. I formatori saranno docenti universitari, professori che la scuola non l’hanno mai vista: ovvio, perché far insegnare un mestiere a chi lo fa, facciamo insegnare quel mestiere a chi ne fa un altro! Inoltre, dal 2027 i soldi per pagare i dirigenti e gli imbucati vari di tale scuola (2M€ all’anno) saranno tolti dai fondi per la Carta del Docente, istituita per permettere ai docenti di formarsi: praticamente, si crea una scuola di alta formazione togliendo soldi alla formazione e dandoli a personale non della scuola. Per capirsi: per far funzionare meglio una fattoria, creo una scuola ad-hoc, riempiendola di avvocati, filosofi e fisici nucleari e tolgo i fondi per comprare i macchinari agricoli… siamo tutti sicuri che avremo grandi miglioramenti!
E passi pure l’ennesimo carrozzone, non basta: l’idea originale della premialità dei volontari-suicidi è rimasta, ma è cambiato in toto il sistema premiale. Il percorso di formazione “prevede di rafforzare tanto le conoscenze quanto le competenze applicative”, e sono “parte integrante di detti percorsi di formazione anche attività di progettazione, tutoraggio, accompagnamento e guida allo sviluppo delle potenzialità degli studenti, volte a favorire il raggiungimento di obiettivi scolastici specifici e attività di sperimentazione di nuove modalità didattiche”. Ovviamente la “partecipazione alle attività formative dei percorsi si svolge al di fuori dell’orario di insegnamento”. In breve: bisogna studiare “il mondo”, insegnato da docenti che non conoscono la scuola, ovviamente fuori dall’orario scolastico.
E infine il bello: per “incrementare l’accesso ai predetti percorsi formativi è previsto per gli insegnanti di ruolo […] un elemento retributivo una tantum di carattere accessorio […] al superamento del percorso formativo e in caso di valutazione individuale positiva, non inferiore al 10 per cento e non superiore al 20 per cento del trattamento stipendiale in godimento […]. Sono previste […] verifiche intermedie annuali, svolte sulla base di una relazione presentata dal docente sull’insieme delle attività realizzate nel corso del periodo oggetto di valutazione, nonché’ una verifica finale nella quale il docente da’ dimostrazione di avere raggiunto un adeguato livello di formazione rispetto agli obiettivi”.
Praticamente, gli scatti stipendiali tanto ventilati sono scomparsi: adesso, per accollarci il baraccone della formazione triennale, con esami, corsi non si sa bene tenuti dove (con costi e tempi di spostamento), fatto fuori orario di servizio…, per creare il cosiddetto Middle Management, dovremmo accontentarci di un bonus, una tantum, dal 10% al 20% dello stipendio. Un docente ha uno stipendio netto da 1500€ a 2200€ (a fine carriera) mensili circa: ciò vuol dire che il bonus una-tantum va dai 150€ ai 450€ (quest’ultimo caso per un docente a fine carriera e nella migliore delle ipotesi).
Ora, nel decreto non sono indicate le ore minime di ogni singolo corso, ma è ragionevole pensare che si possa parlare di almeno un 20/25 ore di formazione all’anno, più altrettante ore di elaborazione, sperimentazione ecc., più almeno altre 2-3 ore per ogni valutazione intermedia e 5/6 per quella finale. Possiamo stimare un minimo compreso fra le 80 e le 100 ore per tutto il corso e gli impegni ad esso correlati. Inoltre, vanno considerati i tempi dovuti agli spostamenti (a meno che non si abbia il buonsenso di fare le lezioni online): supponiamo 5-6 lezioni/anno, un’oretta fra andata e ritorno, sono ulteriori 20-25 ore.
Parliamo quindi di circa 100-150 ore. Supponiamo siano 100 e consideriamo il caso di 450€ di “incentivo”, vuol dire che l’incentivo è pari a 4,50€/ora, o, per un docente nuovo che magari ha più energie, 1,50€/ora! In poche parole, nemmeno il necessario per pagare la baby sitter se uno ha figli, la donna delle pulizie se uno deve gestire casa. Molto meno di quanto uno riuscirebbe a guadagnare facendo una qualsiasi altra cosa (e non abbiamo considerato eventuali costi del viaggio, del cibo…)!
Mettiamo la ciliegina sulla torta: per poter corrispondere questo “lauto bonus”, è stato istituito un opportuno fondo, i cui soldi verranno reperiti “mediante adeguamento dell’organico dell’autonomia del personale docente”: in altre parole, viene istituito un fondo per premiare i docenti per far funzionare meglio la scuola, ma per pagarli si tolgono i docenti alla scuola. Come se una persona, per prendere le medicine per curarsi un rene, si vendesse l’altro…
Personalmente, se l’idea originale del ministro mi aveva galvanizzato, con l’idea di poter mettere a disposizione della scuola competenze ricavate dal mondo lavorativo pregresso (coadiuvate con quelle che –non si sa bene come – avrebbero dovuto magicamente infondermi professori universitari che la scuola non l’hanno mai vista, se non da adolescenti) e ricavarne uno scatto stipendiale per il quale avrei invece dovuto aspettare 8-9 anni, con queste nuove regole mi sento letteralmente insultato, nella qualità di docente, di professionista e di persona che non è idiota e due conti li sa fare.
Silvano Mignanti – “Movimento docenti”