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Tutti d’accordo per gli stipendi europei, per la scuola si prospetta un roseo futuro. L’ironia di Barbacci (Cisl) sugli interventi al Meeting di Rimini

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“Se stiamo alle dichiarazioni che i maggiori leader politici hanno fatto nei loro interventi al meeting di Rimini, per il personale della scuola si profila un futuro roseo: tutti, nessuno escluso (ivi compresi, suppongo, anche gli assenti), considerano intollerabile l’attuale condizione retributiva e si impegnano, con scadenze più o meno esplicite, a colmare il gap col resto d’Europa”: così commenta, non senza una certa dose di ironia neppure troppo nascosta, la segretaria generale di Cisl Scuola Ivana Barbacci che poi interviene seriamente nel merito di alcuni temi emersi nel corso della manifestazione che Comunione e Liberazione organizza ogni anno.

Intanto c’è il tema del conflitto tra scuola statale e paritaria, “che, per quanto ci riguarda ­– scrive Barbacci – non intendiamo assolutamente assecondare, mentre ci battiamo perché tutta la scuola pubblica, statale e non statale, sia messa in condizione di funzionare al meglio, e per garantire le giuste tutele normative e salariali a tutto il personale, senza innescare insensate concorrenze fra chi lavora nella statale e chi nella paritaria”.
La segretaria non si lascia andare a facili entusiasmi neppure sulla questione dell’obbligo scolastico, perché – spiega – la CISL preferisce piuttosto ragionare in termini di obbligo formativo.
“Anche in questo caso – aggiunge Barbacci – meno slogan semplificatori e più attenzione alla realtà concreta di un diritto allo studio che non si garantisce incatenando ai banchi gli alunni fino alla maggiore età, ma offrendo loro opportunità formative realmente confacenti a inclinazioni, vocazioni e stili cognitivi. La dispersione scolastica si contrasta così, non imponendo obblighi che lo Stato per primo sarebbe in difficoltà a far rispettare”.

Ma alla Cisl Scuola piace poco o nulla anche sentir parlare di obbligo nella scuola dell’infanzia: “Come gestire l’obbligo in un settore dove le scuole statali coprono solo il 65% circa del fabbisogno? È un bene che si riconosca il ruolo prezioso che la scuola dell’infanzia svolge, intervenendo precocemente sui percorsi formativi, per assicurare a tutti pari opportunità di sviluppo e di apprendimento”.
“Giusto e doveroso, allora – conclude su questo argomento Ivana Barbacci – garantire a tutte le famiglie la possibilità di far frequentare i propri figli senza discriminazioni legate al reddito. Ma è altrettanto indispensabile far sì che anche quella dell’infanzia possa agire dovunque come vera scuola, non come servizio legato a urgenze di tipo meramente assistenziale. Un tema complesso, dunque, meritevole di una riflessione più attenta e meno condizionata da esigenze elettorali”.

L’appello finale della segretaria è tutto politico: “La scuola non appartiene al governo o alle maggioranze pro tempore, ma è un bene comune che appartiene all’intero Paese e come tale andrebbe sempre considerato. Quando si legifera di scuola, lo si faccia ricercando quanto più possibile coinvolgimento e condivisione. Se così non è, il rischio è che gli stessi investimenti fatti sulla scuola possano risultare scarsamente produttivi, come avvenuto con quelli della legge 107”.