- Fondi per scuola e Università per impianti di sanificazione e purificazione dell’aria, tramite ventilazione meccanica degli ambienti.
- Potenziamento dell’Orientamento dei giovani in età scolare con particolare attenzione all’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
- Tutela del diritto di istruzione per gli alunni sordi o ipoacusici, ad esempio attraverso l’installazione di sistemi di microfonia wireless.
- Piano di edilizia scolastica: il PNRR in tema di edilizia scolastica ha permesso di raccogliere una mappatura di migliaia di istanze per nuove scuole, messa in sicurezza, mense, strutture sportive, asili. Questegraduatorie vanno usate per costruire una mappatura del fabbisogno edilizio scolastico in un piano decennale di investimenti, cambiando anche le norme che impediscono ai comuni di intervenire sugli edifici scolastici spesso tutelati dalla Sovrintendenza.
Università
- Promozione di una strategia per l’innovazione favorendo l’approccio interdisciplinare dei settori con più eccellenza e meno burocrazia.
- Potenziamento del diritto allo studio universitario, rendendo il sistema universitario attrattivo a livello globale.
- Avvio di iniziative utili a favorire il rientro degli italiani altamente specializzati, attualmente all’estero.
- Conclusione della riforma delle lauree abilitanti e revisione dei curricula formativi.
- Programmazione dei percorsi di studio delle Professioni sanitarie in stretta sintonia con le esigenze del fabbisogno reale
Questo il programma di Forza Italia sulla scuola e l’università. Manca tuttavia un punto qualificante, sottolineato da Andrea Gavosto su Lavoce.info e che riguarda “la libertà di scelta educativa delle famiglie, su cui anche Taiani si è espresso e un po’ tutto incentro destra. Consentire cioè un bonus che ciascuna famiglia può liberamente assegnare sia al pubblico che al privato. Se passasse, sottolinea Gavosto, “questa scelta presuppone un maggior sostegno alle scuole paritarie”.
Tuttavia, fa sempre notare il presidente della Fondazione Agnelli: “La proposta di Forza Italia sembra richiamare direttamente la tesi del rimborso agli istituti paritari attraverso il ‘buono scuola’: si tratta però di una posizione difficilmente accettabile da gran parte del mondo della scuola. Per spostare la discussione su un piano non ideologico, occorrerebbe capire se le scuole non statali svolgono davvero un servizio pubblico, sostituendosi a quelle statali quando queste non sono in grado di soddisfare la domanda delle famiglie, perché non esistono in quel luogo o perché non hanno abbastanza docenti o spazi: in questo caso il rimborso dei costi e di un mark up sarebbe giustificato, a condizione che le famiglie non debbano pagare rette.
“Nel complesso, a eccezione dei nidi e della scuola dell’infanzia, per cui il Pnrr ha comunque previsto ingenti investimenti pubblici, la quota di allievi che si rivolge al sistema non statale appare dunque contenuta e non sembra rivelare seri vincoli di offerta, tenuto conto anche del rapido calo della popolazione scolastica nel prossimo decennio (circa un milione in meno di studenti)”.