A innescare la miccia dunque, l’esposto del presidente del collegio dei revisori dei conti dell’Università degli stranieri di Perugia, che avrebbe ripercorso tutto l’iter di progetti, deliberati nel 2008 dal Consiglio di amministrazione dell’università e autorizzati da Giannini quando era rettore, riscontrandovi un possibile danno erariale pari a 525 mila euro perché in effetti non sarebbero mai partiti.
Il motivo dell’implementazione di progetti era di promuovere attività culturali, strettamente “connesse alla specifica finalità formativa che l’Ateneo persegue, che avessero risonanza e rilievo internazionale e culminanti nella creazione della “Scuola internazionale di cucina italiana”, nonché quello di disporre di una struttura ricettiva – anche per il personale e gli studenti-strumentale alle attività istituzionali della stessa università (convegni, incontri con altre Istituzioni pubbliche, private, nazionali e internazionali e congressi)”.
I 525 mila euro richiesti dunque non avrebbero portato all’inutilità dell’iniziativa, mentre gli “obiettivi proposti al Consiglio di amministrazione e da questo autorizzati con le delibere dell’aprile, del giugno e del luglio 2008” non sarebbero stati raggiunti.
Nella somma sarebbero stati inoltre compresi “l’affitto di un locale che si trova nella stessa piazza dove si trova l’Università, grande 465 metri quadri (per una durata di 6 anni dalla consegna dell’immobile). Un’altra parte della cifra riportata nella denuncia ai magistrati contabile fa riferimento invece alla mancata attività di “ristorazione e vendita” nella struttura, portando quindi il revisore dei conti a stabilire che l’Ateneo, “per questo mancato servizio, abbia ricevuto un danno di 33mila euro all’anno, quindi circa 140 mila euro complessivi rispetto a tutto il periodo interessato dalla nefasta iniziativa”.
Da qui allora il presunto danno erariale.
Fra l’altro sembrerebbe pure che la Corte dei conti dell’Umbria sospetta che la proposta dell’iniziativa “non è supportata da alcun atto istruttorio in ordine alla fattibilità dell’operazione, alla sua economicità, alla sua resa, nè risulta che l’Ateneo abbia individuato una struttura ad hoc per tali compiti. La proposta è del Rettore dell’epoca che ha anche siglato i contratti, mentre il Consiglio di amministrazione si sarebbe limitato all’approvazione della stessa come formulata (salvo opporsi alla proroga del termine di stipula con richiesta di danni, quanto alla prima aggiudicazione). Non è quindi noto se siano intercorsi contatti e preventivi sondaggi nei riguardi di operatori del mercato prima di procedere all’acquisizione della disponibilità del bene”, mentre “nulla di tutto ciò che l’Università si prefiggeva è stato realizzato”.