Da una attenta disamina della Dirigenza scolastica si può dedurre che ormai, a quasi 25 anni di attuazione dell’autonomia scolastica, è fallita in tutti i suoi aspetti, didattici, amministrativo-gestionali ed economici.
Qualcuno dirà che è un’affermazione molto pesante ma gli elementi in possesso confermano quanto detto.
La figura del DS è molto complessa ed è un ruolo che non può essere assegnato con un concorsino farsa basato su quiz alla Arbore de “la vita è tutta un quiz”, ma è un ruolo che richiede conoscenze, competenze, capacità, esperienza superiori alla norma perché si tratta di diventare il trascinatore di una comunità che tocca una vasta e complessa organizzazione sociale. Coinvolge personale impiegatizio, genitori, allievi che vanno da un’età infantile al raggiungimento della maggiore età, istituzioni, Enti e toccano aspetti psicologici, pedagogici, sociologici, didattici, contabili, gestionali, tant’è che un DS non può transitare negli altri ruoli dirigenziali dello Stato e viceversa cioè un dirigente della ASL o di un altro Ministero, non può rivestire il ruolo di Dirigente scolastico, come un Dirigente scolastico non può diventare Dirigente dell’INPS o del MEF.
Da dire che la retribuzione dei DS malgrado debba avere tutte queste competenze, è molto distante da quella dei dirigenti degli altri ministeri e di molto. Senza andare lontano dal MI, un DS percepisce una retribuzione che oscilla intorno a 60.000 Euro mentre un direttore dell’ASP o dell’USR arrivano a 120.000 e 180.000 euro. Sono cifre approssimative ma si discostano di poco dalla realtà.
Da questo punto di vista sarebbe auspicabile metter mano ad un’analisi approfondita che contemplasse la possibilità di scindere i due aspetti didattici ed organizzativi. L’aspetto didattico impone che un DS provenga dal ruolo della docenza cioè può partecipare alla selezione concorsuale colui che già riveste il ruolo di docente. Impostare un modello organizzativo diverso per esempio staccando i due aspetti e lasciando la didattica ad una figura che sia emanazione del corpo docenti dell’istituto (responsabile della didattica) e facendo gestire l’aspetto organizzativo – gestionale – contabile ad un dirigente magari accorpando più istituti di un territorio in rete di scuole. Non si stà fornendo un modo rivoluzionario e stravolgente del sistema ma solo di attingere dal sistema universitario che prevede il Preside di Facoltà ed il Rettore dell’Ateneo.
La complessità gestionale della scuola porta i dirigenti a contornarsi di collaboratori soprattutto nelle scuole con più plessi, e ancor più pregnante, in quelle scuole che vengono date, perché sottodimensionate o prive di DS titolare, in reggenza ad altri Ds già titolari in altre scuole con aggravio di lavoro; finisce che le scuole vengono affidate a queste figure che non hanno alcuna competenza ma solo la disponibilità a collaborare, questi spesso si vestono di autorità e impartiscono disposizioni prive di validità giuridica. Purtroppo capita che il DS titolare, dovendosi spostare nelle due sedi diventa introvabile salvo su appuntamento programmato, ci sono esempi di DS con reggenza affidata distante anche 100 Km e fuori provincia dalla sede di titolarità e magari se ne vanno per un mese in Erasmus fuori nazione, o accompagnano gli allievi nei viaggi di istruzione.
Intanto, i dati ci dicono che il contenzioso nella scuola che vede soccombente il MI sono in aumento. La causa è da imputare spesso alla cattiva interpretazione che si dà alla normativa spesso improvvisata, poco chiara, confusionaria, contradditoria, estemporanea. Anche qui un esempio a supporto, le graduatorie GPS che vengono redatte in prossimità degli incarichi non corrette e la gestione delle supplenze su piattaforma con un algoritmo che comporta errori facendo scavalcare colleghi con più punteggio o mandandoli in luoghi lontani pur essendoci le cattedre nel comune. Per questo si chiede di tornare a costruire le graduatorie prima in fase provvisoria con possibilità di consentire le dovute correzioni e poi quelle definitive così si eviterebbe una montagna di contenzioso, per non parlare poi dei concorsi ordinari, straordinari, 2016, 2018, 2020 con procedure diverse e molti errori fornite nelle risposte, che comportano continue rettifiche (stiamo parlando di assegnazione di posti di lavoro di docenza tanto sospirati).
Questa analisi non nasce per fare del disfattismo ma per fornire una soluzione ai problemi ove possibile ed a costo 0 come si scrive nelle leggi per la scuola (la frase più ricorrente nelle L. 107/15 è: “senza oneri aggiuntivi per lo Stato”). Bisogna anticipare i tempi delle operazioni che puntualmente si presentano nella scuola ove possibile lasciando al mese di agosto solo le problematiche legate all’organico di fatto quindi alle operazioni di utilizzazione, assegnazione provvisoria, ed alle supplenze sulle cattedre vuote che si rendono disponibili per ovvi motivi, in quanto la specialità della scuola ha bisogno di un’attenzione particolare che non ha eguali in altri settori. Perché la scuola attiene alla crescita culturale umana sociale della generazione futura che oggi ha 3, 5, 10, 15, 18 anni e che ha bisogno di un continuo lavoro di socializzazione, educazione, istruzione, sorveglianza, cura.
A quando un Ministro che si renda conto dei reali bisogni della scuola e che non venda fumo inseguendo le mode del momento e la visibilità personale.
Antonino Tindiglia responsabile regionale FGU Gilda – Unams Calabria, componente il Consiglio di Federazione Nazionale FGU, coordinatore Gilda degli Insegnanti Catanzaro – Vibo