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Il ministero del Merito significa più scuola-azienda e competizione sfrenata? Per il professore Nuccio Ordine sarebbe antieducativo

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Sta provocando reazioni a catena la decisione del Governo di inserire la parola Merito nel nuovo ministero dell’Istruzione. “Aver coniugato Istruzione e merito è un messaggio politico chiaro”, ha detto il neo numero uno del dicastero di Viale Trastevere Giuseppe Valditara. A leggere le dichiarazioni dei vari addetti ai lavori, però, l’interpretazione non è proprio così univoca. Il Merito, ad esempio, va applicato al personale e quindi alla carriera? Oppure al reclutamento e quindi ai concorsi? O, ancora, alle valutazioni degli studenti?

A chiederlo è anche Nuccio Ordine, professore di letteratura italiana all’Università della Calabria. “Cosa significa merito? Se significa essere contro i privilegi di sangue e di casta, è una buona idea”, dice l’accademico all’Ansa.

Il docente universitario ricorda che “in una scuola concepita come azienda, il merito viene misurato con parametri totalmente antieducativi. Un parametro è la velocità: c’è addirittura un disegno di legge che riduce la durata delle scuole superiori da 5 a 4 anni. Io le porterei da 5 a 6 anni, non il contrario ma il sistema della velocità fa parte del concetto della scuola azienda”.

Ordine, saggista, uno dei massimi studiosi del Rinascimento, sostiene che “una buona scuola è quella che riceve al primo anno 100 alunni e ne diploma all’ultimo anno 100. Le scuole abbassano il livello per far uscire tutti al quinto anno e oggi è quasi vietato bocciare”, osserva lo studioso.

Il nodo, secondo Ordine, è la professionalizzazione della scuola. Qualche giorno fa, il professore accademico aveva espresso questo concetto ai nostri microfoni, esprimendo tutto il suo dissenso per le attività sempre più importanti di Pcto, a discapito delle lezioni tradizionali in aula.

Oggi Nuccio Ordine è tornato a spiegare perché non può essere associata l’azienda alla scuola. “Non diciamo agli studenti ‘devi studiare per acquisire una conoscenza che ti consenta di diventare donne e uomini liberi’ ma ‘devi scegliere la scuola sulla base del lavoro che devi fare e di quanto guadagnerai’. Tuttavia tutto questo significa promuovere una educazione mercantilistica, contraria a qualsiasi idea di educazione che deve formare cittadini colti”.

Il professore di letteratura ribadisce il suo ‘no’ alla “scuola-impresa: dietro la valutazione e il merito si nasconde la scuola neoliberista, che vuole formare consumatori passivi, soldatini che pensano ai soldi e al successo. Ma non è la competizione che fa migliori”. Infine, Ordine critica la spesa dei fondi del Pnrr, non impiegati per innalzare la qualità dell’insegnamento ma solo per aumentare il livello tecnologico delle scuole.

“I docenti hanno perso la dignità economica e sociale – dice – alcuni a 50 anni sono ancora precari perchè la politica non è riuscita a creare un sistema di concorsi annuali. Su tutto questo deve incidere il Pnrr, deve ridare valore agli insegnanti e quindi alla scuola, il resto viene dopo. Solo i buoni professori cambiano la vita degli studenti”.

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