Una vicenda intricata quella riguardante Claudio Mandia, studente originario di Battipaglia che si è tolto la vita lo scorso febbraio dopo aver trascorso giorni di isolamento nella scuola internazionale dove studiava, a New York. L’ultimo aggiornamento sul caso, riportato da La Repubblica e Il Messaggero, è relativo alla decisione della Procura della contea di Westchester, nello Stato di New York.
Quest’ultima, con una nota della polizia di Mt. Pleasant che ha indagato sul caso, ha fatto sapere che “Non ci sono gli estremi per procedere penalmente” contro la scuola. Claudio, che frequentava l’ultimo anno al liceo EF Academy di Thornwood, nello Stato di New York, si è ucciso alla vigilia del suo diciottesimo compleanno, dopo aver trascorso alcuni giorni in isolamento punitivo per essere stato beccato a copiare durante una verifica.
Nel dettaglio, il ragazzo avrebbe comprato un compito già fatto da un compagno di scuola. Per questo sarebbe stato declassato e punito con un isolamento di tre giorni.
I genitori non demordono
I genitori del giovane, Mauro ed Elisabetta, hanno subito agito legalmente contro l’istituto, accusato di aver usato metodi punitivi inumani e di aver in qualche modo indotto Claudio al suicidio. “Fin dall’inizio – hanno spiegato all’Ansa – il nostro avvocato ci aveva detto che l’ipotesi penale era remotissima. Sarà il processo civile ad andare a fondo”.
Una decisione prevedibile anche se presa sorprendentemente in tempi brevissimi. “In Italia sarebbe stato omicidio colposo o istigazione al suicidio, ma la legge a New York è diversa. L’isolamento non è sufficiente. Il reato di negligenza criminale esiste solo se emerge il dolo. Sarebbe servita da parte della scuola la volontà di promuovere il suicidio, in pratica di ammazzare nostro figlio”, hanno spiegato i due genitori.
Dal canto suo la direzione scolastica si difende: “Claudio stava aspettando l’arrivo della famiglia in una camera che non era chiusa e mai è stato messo in isolamento”. Resta da vedere cosa verrà deciso in sede civile.