Due i passaggi che indicano una reale volontà di restituire alla famiglia, agli studenti, ai docenti, al sistema scolastico la dignità persa da troppo tempo. Li trovo utili per proseguire speditamente verso un reale compimento del pluralismo educativo funzionale alla libertà di scelta educativa della famiglia.
Il Ministro ha annunciato innanzitutto di rinunciare a firmare un’altra riforma dell’istruzione: “Resisterò alla tentazione di un’ipertrofia normativa“. Il diritto alla libertà di scelta educativa in capo alla famiglia è già ampiamente riconosciuto dagli art. 30 della Costituzione e dalla Risoluzione UE del 2012, nell’ambito di un pluralismo educativo sancito dall’art. 33 della Costituzione e dalla Risoluzione UE del 1984. Il sistema giuridico è già completo, risultano indispensabili ormai azioni concrete che segnino il passaggio alla garanzia dell’esercizio. Sarebbe necessario un Testo Unico che elimini tutte le sovrapposizioni e le contraddizioni.
“Programmare nella scuola – ha aggiunto la Giannini – vuol dire poter disporre di risorse finanziarie certe e adeguate. In tale ottica, bisognerà reintegrare i Fondi destinati al miglioramento dell’offerta formativa, riportandoli all’ammontare del 2011, che era pari a circa 1,5 miliardi di euro”.
L’Italia è il Paese che spende per la scuola di più e peggio in Europa. E occupa – in termini di livello di istruzione – il quarto peggior posto dopo la Spagna, il Portogallo e Malta.
Affinché le dichiarazioni del ministro Giannini non siano l’ennesima occasione persa: si individui il costo standard dell’allievo nelle forme che si riterranno più adatte al sistema italiano, si dia alla famiglia la possibilità di scegliere fra buona scuola pubblica statale e buona scuola pubblica paritaria. Il risultato sarà una positiva concorrenza fra le scuole sotto lo sguardo garante dello Stato; l’innalzamento del livello di qualità del sistema scolastico italiano, la valorizzazione dei docenti e riconoscimento del merito, l’abbassamento dei costi con il ricupero degli sprechi.
Si innescherà cosi un circolo virtuoso che romperà il meccanismo dei tagli, conseguenti a sempre minori risorse. Il Welfare non può sostenere oggi altri costi; non a caso la Sussidiarietà, oltre ad avere una valenza etica è anzitutto un principio economico prioritario. Europa docet. Allora sì che liberate le risorse si potrà investire nell’innovazione e nello sviluppo.