Nell’intervista rilasciata a ‘Libero’, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha parlato anche della sua concezione di scuola, facendo anche paragoni storici con altri modelli d’istruzione:
“L’eredità del ’68 è la negazione dell’autorità, che è cosa ben diversa dell’autoritarismo, l’aver messo sullo stesso piano il messaggio di chi sta in cattedra, per insegnare, e le opinioni di chi sta sui banchi, per apprendere. Il distorto approccio culturale della liberazione da ogni limite ha creato le premesse per la degenerazione della scuola di cui oggi cogliamo i frutti. La sinistra ha puntato sul livellamento, abbassando il livello d’insegnamento – spiega Valditara – con la conseguenza che i più ricchi hanno potuto trovare vie alternative per educare i propri figli mentre i figli dei più poveri si sono trovati imbrigliati in una scuola che ha perso la capacità di promuovere socialmente offrendo opportunità di realizzazione professionale a tutti”.
Ancora Valditara: “Le critiche alla mia proposta sono state fatte in nome di Lacan, della scuola di Francoforte, addirittura rispolverando il 30 politico per tutti. Il concetto sessantottino della scuola come liberazione da ogni vincolo, di orientamento neomarxista, teorizzata da Herbert Marcuse, ha dato un duro colpo al merito, al rispetto del docente e al livello qualitativo della scuola”.
Formazione tecnica deve diventare di serie A
Il Ministro punta anche alla valorizzazione degli istituti tecnici e professionali, oggi in sofferenza al confronto coi licei:
“La scuola è ritornata classista, io la voglio aperta e mobile. Oggi il 58% dei ragazzi italiani va al liceo, mentre in Svizzera e Germania ben l’80% dei ragazzi fa apprendistato o frequenta scuole tecniche e professionali. Noi abbiamo svalutato la formazione tecnica, ritenendola di seconda categoria, quando invece è il pilastro del sistema produttivo. Bisogna farla diventare un canale formativo di serie A, costruendo una filiera unica che vada dalla formazione fino all’istruzione tecnica superiore, parallela all’università e che renda anche questo tipo di insegnamento di alto livello”.
“Abbiamo privilegiato solo l’insegnamento astratto. Questo è il retaggio del Novecento – conclude Valditara – che considerava intelligenza solo quella astratta, mentre invece vi è una intelligenza concreta, da valorizzare. Pensiamo alla matematica, spiegata ai ragazzi come se fosse solo astrazioni, invece è la definizione della realtà. Se insegni solo formule, le capisce chi ha il bernoccolo della matematica; se parti dalla spiegazione della realtà, interessi tutti, e quindi tutti capiscono”.