Home I lettori ci scrivono Tra cinque anni ci saranno 250.000 docenti in meno, che fare?

Tra cinque anni ci saranno 250.000 docenti in meno, che fare?

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Il precariato scolastico docente, ma anche ATA da almeno 10 anni è più negli studi degli avvocati e nelle aule della giustizia amministrativa e sempre meno nelle aule parlamentari, nelle commissioni cultura di Camera e Senato, a Viale Trastevere o a Palazzo Chigi.

Il precariato è  diventato un mercato delle vacche  per gli uffici legali e per i ricorsifici, ci sono quelli che propongono ricorsi su tutto, anzi aspettano un provvedimento di legge, un emendamento, perché  ormai si legifera sul precariato per emendamenti, per pubblicizzare, una volta che il DL è in GU, ancor prima della Legge di conversione,  il loro vasto  catalogo di ricorsi; a volte su un singolo provvedimento propongono anche più di dieci  diversi tipi di ricorsi.
La soluzione del precariato è esclusivamente  politica  e questo non è  dire una cosa ovvia in quanto tra qualche anno  noi avremo bisogno di insegnanti e non solo di insegnanti STEM, il meccanismo domanda e offerta presto si invertirà di segno  e sarà difficile trovare giovani laureati disposti ad insegnare  anche perché il Sud non sarà più il bacino di insegnanti per il Nord est e il Nord ovest e per  il Centro del Paese. 

C’è bisogno di una fase transitoria ben più ampia ed articolata di quella prevista dal PNRR nel DL 36 da parte del governo Draghi per assumere i trentacinquenni e i quarantenni e  per garantire al Paese insegnanti stabili nelle classi nei prossimi 25 anni; si tenga conto che tra 5 anni andranno in pensione 250.000 insegnanti e tra 10 anni 500.000, mentre  le cattedre si libereranno per il turn over anche al Sud, dove la popolazione degli insegnanti è più vicina alla pensione. Inoltre i giovani  laureati non saranno più disposti a lavorare al Nord per fare i lavoratori in povertà se non in indigenza.

La differenza tra un politico e uno statista è che il politico ha l’orizzonte che non va al di là del proprio naso e dell’interesse contingente della sua parte politica e con un occhio sempre rivolto ai sondaggi.
Lo statista invece ha lo sguardo lungo, proiettato almeno su un decennio. Per il precariato ci vorrebbe una visione da statista? L’ha Valditara? Giorgetti? Meloni? A leggere Il DL sul  bilancio 2023 non si direbbe.

I Ministri pro tempore al servizio del Mef, di Confindustria e di Bruxelles non sono stati politici accorti, qualcuno è  stato addirittura un non ministro oppure un ingenuo esibizionista men che mai sono stati degli statisti, sul precariato hanno fatto propaganda (si veda la recente campagna elettorale dei partiti  la scorsa estate) ma la realtà è che tra settembre e ottobre gli ambiti territoriali provinciali hanno stipulato 200.000 contratti a tempo determinato per l’a.s. 22/23 e questa è una grave anomalia.

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