Intervenuto a Radio Cusano Campus, nel consueto angolo del direttore, Alessandro Giuliani, direttore della Tecnica della Scuola, si è occupato della stretta attualità a proposito di scuola.
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Merito assente dalla Legge di Bilancio
Innanzitutto Giuliani ha parlato della Legge di Bilancio e della questione del dimensionamento: “Si tratta di una Manovra oggettivamente modesta nei confronti della scuola e della sanità e dei comparti pubblici, che si sperava fossero più considerati. Qualche sforzo in più rispetto ai soli 150 milioni investiti per il rinnovo del contratto si attendeva. Non abbiamo notizie sugli emendamenti dell’articolo 99 ma abbiamo conferma sul fatto che ci sarà un dimensionamento. Questa non è una buona notizia ai fini dell’autonomia di centinaia di migliaia di istituti”.
Poi il direttore ha spiegato che, effettivamente, non è stato fatto ancora qualcosa per valorizzare il merito dei docenti. Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara non ha ancora messo le mani sulla questione del reclutamento dei docenti e della carriera: “Al momento non è stato fatto nulla. C’è un’intenzione ma rimane sempre di fatto un annuncio la modifica del Decreto 36, a proposito del docente stabilmente incentivato. Valditara aveva detto che sarebbe stato rivisto l’impianto, ma al momento nessuna notizia. Siamo in attesa dei vari Dpcm attuativi, anche se è vero che il nuovo ministro si è insediato da oggettivamente poco tempo. Resta il fatto che nella Legge di Bilancio ci saremmo aspettati molto, molto di più”.
Le priorità, per Valditara, sembrano essere altre, come il divieto dei cellulari in classe, che il ministro ha ribadito nero su bianco con una circolare inviata oggi alle scuole: “C’è un voler ribadire qualcosa che esiste già dal 2007. Ogni scuola in questi anni si è organizzata, in particolare attraverso i consigli d’istituto, per gestire la situazione e sanzionare. Non comprendiamo la motivazione di ciò, ricordiamo che i cellulari sono ottimi strumenti di approfondimento utili alla didattica”.
Giuliani ha poi commentato un recente, triste, fatto di cronaca: “Non bisogna prendersela solo con la fatalità ma anche con l’incuria che a volte prevale nel gestire questi mezzi, che bisognerebbe usare con la massima accortezza”.
Perché è così difficile aumentare gli stipendi dei docenti?
Inoltre il direttore della Tecnica della Scuola ha detto la sua a proposito dell’aumento degli stipendi dei docenti di cui parla da tempo il Pd, oggi con Elly Schlein e la scorsa estate con Enrico Letta, aumento che però non sembra potersi mai concretizzare, se non in pochi spicci. Ecco qual è la causa di tutto ciò secondo Giuliani: “Non c’è volontà politica ma è anche un inquadramento dei docenti in Italia, a livello contrattuale, che incastra la professione docente con altre professionalità pubbliche per cui, se si aumentano gli stipendi dei docenti non si può fare altrettanto per altri milioni di dipendenti pubblici. Prima ancora di continuare a rivendicare risorse bisognerebbe rivedere l’inquadramento contrattuale della docenza. Altre professionalità in un rapporto di lavoro sganciato dalla Pa hanno la possibilità di ambire e aumenti contrattuali e rivendicarli. Laddove ci siano stati accordi specifici per la scuola i sindacati di altri comparti hanno rivendicato immediatamente uguale incremento”.
“Di fatto per il Governo di turno è difficile attuare un tale incremento per milioni di dipendenti. Sarebbe auspicabile un trattamento diversificato per i docenti che al momento non è possibile. A proposito di Schlein, che ha rimarcato ciò che aveva detto Letta in campagna elettorale, è una richiesta che il popolo della scuola condivide. Leggendo i commenti si nota una certa rabbia da parte di tanti insegnanti, il Pd negli ultimi anni è stato tante volte al Governo ma nei fatti non ha mai risolto questa problematica annosa”, ha continuato, parlando dell’operato del Pd.
Infine Giuliani ha parlato ancora una volta del problema delle scuole al freddo a causa del caro energia e di impianti di riscaldamento carenti: “Si tratta di un problema annoso che risale anche al fatto che oltre la metà delle scuole ha più di 50 anni d’età: ciò comporta che gli interventi vengano attuati in strutture vecchie e obsolete, dove a volte non è stata portata a termine nemmeno l’ordinaria manutenzione. Le caldaie e i termosifoni non fanno eccezione. Viene anche poi a giocar contro il fatto che c’è una disposizione anti-Covid che prevede l’apertura delle finestre periodicamente. Ciò collabora a rendere gli edifici scolastici freddi. I pediatri lamentano anche il fatto che i bambini più piccoli non hanno avuto modo, negli ultimi anni, di sviluppare gli anticorpi. Il risultato? Classi dimezzate e situazioni abbastanza critiche. Speriamo che con il nuovo anno la situazione migliori”, ha concluso.