Da qualche tempo nei social impazzano i video del professore Vincenzo Schettini e la sua “La Fisica che ci piace”.
Il progetto di Schettini sta riscuotendo grande ineresse ma anche qualche critica.
Ne parliamo con Nicola Ferrigni, professore Associato di Sociologia presso l’Università degli Studi LINK di Roma e direttore dell’ Osservatorio permanente sui giovani “Generazione Proteo”
Professore, lei è uno dei primi fan di Vincenzo Schettini, il docente che si è inventato un metodo tutto suo di insegnare la fisica agli studenti. Cosa le piace dell’idea di Schettini?
Ho sin da subito apprezzato il metodo di comunicare la fisica proposto dal noto prof. Vincenzo Schettini, e probabilmente sarò stato uno dei suoi primi follower (non proprio un “lovvino”, come lui chiama il suo pubblico) perché trovo divertenti, vivaci e arguti i suoi video, nonché capaci di rendere “accessibile” la fisica anche a chi, come il sottoscritto, negli anni del liceo ha sempre sfiorato la sufficienza in questa materia.
Certamente Schettini sta promuovendo fra i ragazzi e le ragazze una materia che per molti risulta ostica e difficile...
Sì, in effetti io speravo proprio che quel suo modo brillante di comunicare potesse essere funzionale ad attrarre gli studenti dei licei verso una materia, come la fisica appunto, tradizionalmente tra quelle più ostiche in ambito scolastico, e al contempo potesse fungere da sprono per tanti docenti spesso demotivati (per comprensibili e condivisibili motivi, ma non è questa la sede per parlarne) e/o poco inclini alla didattica tramite device tecnologici. Ora, questo obiettivo sembrerebbe realizzato se guardiamo all’incredibile visibilità acquisita dal prof. Schettini, che nei palazzetti sportivi o nelle numerose scuole in cui viene invitato, risulta acclamato, amato, “accolto” dagli studenti come un premio Nobel per la fisica; con i miei occhi l’ho visto ad alcune fiere didattiche essere preso d’assalto per un selfie come una vera star cinematografica.
Sul piano più strettamente didattico cosa ne pensa?
Secondo me non esiste un “metodo Schettini”, innanzitutto perché da un punto di vista pedagogico egli sostiene cose abbastanza note. Si pensi per esempio a un suo “cavallo di battaglia” nei video di inizio anno scolastico, ovvero l’idea che non sia necessario dare i voti a scuola: una tematica – questa – che da molti anni anima il dibattito in America, in Inghilterra e nella maggior parte dei paesi anglosassoni. Ma, senza andare tanto lontano, ricordo l’esperienza nata ormai sette anni fa, nel Liceo Morgagni di Roma, l’unica scuola ufficialmente senza voti. Quindi, ripeto, nessuna idea antesignana, ma solo il grande merito, peraltro ampiamente riconosciuto, di averlo saputo comunicare su social come TikTok, Instagram, ecc…, e dunque parlando il linguaggio delle generazioni Z e Alpha.
Comunque bisogna ammettere che le sue video-lezioni sono accattivanti e anche divertenti…
Non c’è dubbio, egli fornisce sicuramente delle spiegazioni della fisica molto semplici, che sono “riuscite” perché effettivamente riescono ad appassionare giovani (e non solo). C’è tuttavia un problema, che a mio avvisto sta nel fatto che, mosso dall’esigenza di fornire delle spiegazioni semplici, confezionate a ritmo di social, Schettini finisce per lasciar intendere che la fisica sia qualcosa di semplice, quando invece essa non lo è affatto.
D’altronde questo è un po’ il rischio che si corre spesso quando si cerca di spiegare a tutti concetti difficili e complesssi, non pensa?
Infatti, ma bisogna fare attenzione ad una possibile conseguenza: se passa il messaggio che la fisica è “semplice”, va da sé che, nell’immaginario collettivo, un docente che la spiega in maniera rigorosa finisce per essere etichettato come qualcuno che “la sta facendo, per così dire, più complicata di quello che è”. Attenzione, però, perché non è così: come ricordavo poc’anzi, infatti, la fisica è complicata perché la natura è complicata, e pertanto ci sono vari livelli di spiegazione della stessa. E se il prof. Schettini, con la sua comunicazione social, soddisfa appieno il primo livello, perché effettivamente riesce ad avvicinare le persone alla fisica, comprendere i più complessi meccanismi richiede un livello di spiegazione che la comunicazione di Schettini riesce appena ad avvicinare. E una spiegazione più approfondita richiederebbe più tempo in video su formule, sulla lavagna e molto meno sul proprio ciuffo. Negli ultimi tempi, insomma, stiamo infatti assistendo a una sorta di “deriva narcisistica” assunta da Schettini, diventato troppo “personaggio” per rappresentare un riferimento sul metodo e la didattica. Schettini è molto bravo nel rendere semplice, tangibile e “afferrabile” la logica, i principi alla base della fisica, che poi è il primo compito di un docente. Ma, in questo momento, mi sembra un po’ troppo “personaggio”, troppo “influencer”.
Non le sembra di essere un po’ troppo severo nei confronti di Schettini?
Su questo dobbiamo intenderci. Non c’è nulla di male se un professore riesce a esercitare il proprio carisma sugli studenti: tutti noi conserviamo il ricordo di almeno un professore che ci ha fatto battere il cuore per una determinata materia. Ma è proprio questo il punto: il bravo insegnante è chi riesce a far battere il cuore del discente verso la materia che insegna, non solo verso sé stesso. Altrimenti si finisce per produrre solo follower per l’influencer di turno, che costituisce l’esatto opposto della formazione dello studente come soggetto critico.
Resta il fatto che Schettini divulga bene i principi e i contenuti della fisica…
Non credo che sia corretto chiamarlo “divulgatore scientifico”, perché Schettini è un professore, e l’essere un influencer non fa necessariamente di lui un divulgatore. Il divulgatore – pensiamo per esempio al divulgatore per eccellenza, il compianto Piero Angela – non è infatti mai messo in discussione, gli si riconosce un’autorità. Al contrario, se si scorrono i commenti ai video di Schettini, all’indiscussa quasi totalità di ovazioni, si affianca una piccola minoranza sovente molto critica (“…dà sottintesi tanti concetti basilari…”, “…vorrei sapere stavolta quante persone hanno capito per davvero…”, “…smettila fenomeno in cerca di visibilità…”, ecc.).
In conclusione che consiglio darebbe al professore Schettini?
Concludo riprendendo quanto dicevo all’inizio, ovvero l’invito a non superare quel limite oltre il quale la spiegazione diventa spettacolarizzazione “fine a se stessa”, quando non finanche “fine per se stessi”. Da docente a docente, al prof. Schettini vorrei dire “grazie”, perché sicuramente sei riuscito a far vibrare tante corde sensibili in ambito scolastico e non solo (dagli studenti ai docenti, passando per le famiglie e i media). Al tempo stesso, spero che tutte quelle persone che sei riuscito ad avvicinare alla fisica grazie anche alla tua capacità di spettacolarizzare la spiegazione di concetti complessi, lo abbiano fatto mosse dal desiderio (duraturo) di conoscere questa bellissima materia, e non soltanto dal desiderio (effimero) di arruolarsi nelle schiere dei tuoi fan. Pardon, dei tuoi lovvini.