Sindacati confederali e Snals sono sul piede di guerra per il contratto dei dirigenti scolastici: un secco comunicato stampa diramato nella serata di giovedì 20 avverte il Governo che – in mancanza di fatti concreti in tempi brevi – presidi e direttori didattici scenderanno in sciopero il 16 ottobre.
Fin da subito era tuttavia apparso chiaro che la minaccia era più che altro una provocazione nei confronti dei "concorrenti" dell’Associazione nazionale presidi. E infatti la risposta dell’Anp è arrivata nel pomeriggio del 22 ed è persino più dura di quanto si potesse immaginare.
L’iniziativa – sostiene in sintesi l’Anp – è poco credibile, in quanto promossa da quegli stessi sindacati che continuano ad assumere posizione contro i dirigenti scolastici; nel mirino dell’Anp, come di consueto, c’è soprattutto il sindacato di Enrico Panini, la Cgilscuola che proprio nei giorni passati ha diramato un documento "in cui indica le RSU e la contrattazione di istituto come strumenti di lotta politica generale contro la "svolta autoritaria ed aziendalistica" …individuando implicitamente i dirigenti delle scuole come il nemico da combattere".
Per capire tutta la questione bisogna tenere conto anche di un altro elemento: le notizie che arrivano dal fronte della legge finanziaria non sono per nulla confortanti, dal momento che i quattrini per pagare il contratto dei docenti potrebbero derivare più da risparmi e razionalizzazioni che da risorse aggiuntive.
Al contrario, per i dirigenti scolastici l’Anp ha chiesto un contratto da 400 miliardi, corrispondenti ad un aumento medio di un milione e mezzo netto a testa; a questo punto i sindacati confederali avrebbero parecchie difficoltà a giustificare la situazione.
Nello scontro fra confederali e Anp si è inserito, in questa circostanza, lo Snals di Fedele Ricciato che sembra intenzionato a dare man forte a Cgil, Cisl e Uil.
L’Anp – per parte sua – non pare molto preoccupata dell’iniziativa dei confederali e confida che nei prossimi giorni il Governo possa dare finalmente via libera a quell’atto di indirizzo che viene dato per imminente da almeno un mese.
Certo è che in tempi di rigore e di risparmi (non bisogna dimenticare che con la nuova finanziaria il Governo dovrà reperire risorse consistenti per la difesa) il timore di tagli sui contratti pubblici appare del tutto realistico.
E’ possibile allora che una soluzione venga trovata ricorrendo alla tecnica del "trascinamento" che spesso viene usata per risolvere i problemi posti dai contratti.
Di che si tratta? Praticamente è un "trucco" contabile: 12 milioni di aumento annuo possono significare un milione al mese, da gennaio a dicembre, oppure 3 milioni se la somma viene concentrata negli ultimi 4 mesi dell’anno. Cosa cambia? Praticamente tutto, dal momento che nel secondo caso si rinuncia a un milione al mese di aumento per il periodo gennaio-agosto ma ci si garantisce 3 milioni in più a partire da settembre e 36 milioni nei 12 mesi dell’anno successivo!