Quante volte, invitati a un evento, un banchetto, un ricevimento ci è capitato di riflettere sulle enormi quantità di cibo che sarebbero state buttate via alla fine della serata. E quante volte, in più modeste dimensioni, siamo stati noi, a casa nostra, a buttare nella spazzatura tanti resti di pietanze ancora commestibili? Pensate che, secondo il mensile Focus, nel 2020 gli italiani hanno buttato 27 chili di cibo a testa. Provate a moltiplicare per una cinquantina di milioni…
Per farcelo ricordare e per spingerci ad acquisire coscienza del fenomeno, dieci anni fa è stata istituita la Giornata Nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, sostenuta dall’Università di Bologna e dal Ministero dell’Ambiente, attraverso la campagna permanente Spreco Zero. La data ufficiale è il 5 febbraio, ma quest’anno – poiché cade di domenica – la manifestazione nazionale sarà anticipata al 2 febbraio presso la sede di rappresentanza permanente della Commissione Europea a Roma.
In occasione di questa decima edizione molte scuole si sono già attivate con spettacoli, convegni e progetti miranti a fare crescere sempre di più negli alunni – piccoli e grandi – la consapevolezza che sprecare il cibo non è un atteggiamento eticamente accettabile.
Il comune di Ravenna, ad esempio, ha lanciato già da qualche anno una serie di progetti anti spreco nelle scuole primarie in cui si insegna ai bambini a riporre correttamente gli alimenti in frigo, ad utilizzare i resti del cibo per impiegarli nella creazione di ottime ricette, a ben posizione nella dispensa i prodotti: quelli a più lunga scadenza dietro, in primo piano gli altri da consumare in tempi più brevi.
In Lombardia c’è Green School, la rete per lo sviluppo sostenibile che ha lo scopo – come si legge sulla presentazione ufficiale del progetto – “di supportare le scuole del territorio che si impegnano nel campo della sostenibilità ambientale attraverso la riduzione della propria impronta ecologica e la diffusione, tra gli studenti, le famiglie e le comunità, di un comportamento attivo e virtuoso per la tutela dell’ambiente”. I destinatari del progetto sono tutte le scuole di ogni ordine e grado: un’interessante attività consiste nella revisione del menù delle mense scolastiche con la partecipazione degli studenti, della commissione mensa, dei rappresentanti dell’Azienda di Tutela della Salute e professionisti, di dietologi o nutrizionisti. Possono essere realizzati anche dei menù alternativi che, oltre all’indice di gradimento da parte degli studenti, tengano conto della provenienza e della tipologia degli ingredienti, prediligendo alimenti a filiera corta o a “km zero”, prodotti biologici, prodotti del mercato equo-solidale.
L’Italia, insomma, si mobilita perché, anche in questo campo strategico di lotta alla fame e alla povertà, sia possibile raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Facciamo in fretta, mancano solo sette anni…