La maggior parte erano dei bambini delle elementari o al massimo frequentanti la scuola media, 11 anni l’età media, le quasi cinquemila vittime che hanno subìto abusi e violenze sessuali da parte di esponenti del clero cattolico portoghese negli ultimi 70 anni. I dati sulla pedofilia – riguardanti fatti avvenuti a Lisbona, Oporto, Braga, Santarém e Leiria – sono contenuti in un’inchiesta indipendente commissionata dalla chiesa lusitana che ha registrato centinaia di resoconti delle vittime di pedofilia. A presentare il drammatico quadro è stato coordinatore della commissione di esperti, lo psichiatra infantile Pedro Strecht, durante la presentazione del rapporto a Lisbona, avvenuta il 13 febbraio.
L’alto numero di probabili casi di pedofilia arriva quindi anche in Portogallo, dopo Francia, Irlanda, Germania, Australia e Paesi Bassi.
“Queste testimonianze ci permettono di arrivare a una rete molto più ampia, calcolata sul numero minimo di 4.815 vittime”, ha precisato il coordinatore psichiatra.
Le violenze si consumavano nei confessionali e nei raduni di scout
A rendere il resoconto ancora più inquietante, scrive l’Ansa, è il fatto che “l’indagine ha svelato che la maggior parte degli abusi sono stati compiuti da sacerdoti o altri funzionari della Chiesa e che le violenze avvenivano nelle scuole cattoliche, nelle case dei sacerdoti, ma anche nei confessionali e nei raduni di scout. Il periodo preso in esame parte dagli anni cinquanta del secolo scorso fino ad oggi.
Si tratta di reati in gran numero già prescritti. Almeno venticinque testimonianze, tuttavia, sono state inviate alla Procura della Repubblica.
Tra questi casi, spiega ancora l’agenzia Ansa, c’è quello di Alexandra, secondo nome di una donna di 43 anni che ha chiesto di mantenere l’anonimato, che ha rivelato di essere stata “violentata da un prete durante la confessione quando era una novizia di 17 anni e si stava preparando alla vita da suora”.
La storia di Alexandra
Alexandra custodiva “da molti anni questo segreto” e sentiva che stava diventando “sempre più difficile gestirlo da sola”, ha raccontato all’Afp, spiegando che in Portogallo, dove l’80% della popolazione è cattolica, “è molto difficile parlare di questi argomenti”.
“La Chiesa deve purificarsi”, ha aggiunto. Dopo aver denunciato il suo aggressore alle autorità ecclesiastiche, la donna si è sentita “ignorata” in quanto, a suo dire, il vescovado si sarebbe solamente limitato ad inviare la sua denuncia al Vaticano. Anni dopo, grazie al lavoro degli esperti della commissione indipendente, Alexandra è riuscita a trovare la comprensione e il sostegno psicologico di cui aveva bisogno. I vescovi portoghesi dovrebbero discutere il rapporto della commissione nel mese di marzo 2023.
I vertici della Chiesa vogliono riconoscere gli errori
Il cardinale-patriarca di Lisbona e massimo prelato della Chiesa portoghese Manuel Clemente nell’aprile 2022 si era detto pronto a “riconoscere gli errori del passato” e a “chiedere perdono” alle vittime.
A Lisbona, in occasione delle prossime Giornate mondiali della gioventù, che si svolgeranno all’inizio di agosto, papa Francesco potrebbe incontrare le vittime: l’annuncio è stato fatto dal vescovo ausiliare di Lisbona, Américo Aguiar, incaricato dell’organizzazione di questo incontro mondiale.