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D’Avenia: “Dobbiamo fare l’educazione ai social? Ma un adulto deve dire come si usano? Piuttosto faccia fare 15 minuti di meditazione agli studenti”

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Il docente e scrittore Alessandro D’Avenia è stato il protagonista dell’episodio 15 della terza stagione di ConverseRai, dal titolo “L’arte di essere prof”.

Il professore ha raccontato un po’ della sua infanzia, della sua adolescenza e di quando ha capito che cosa avrebbe fatto.

Racconta il suo rapporto con il suo ex professore di lettere che un giorno lo prese da parte e gli disse: “Questo è il mio libro di poesie preferito, te lo presto, tra due settimane me lo devi restituire.” Fu proprio in quelle due settimane che D’Avenia capì che sarebbe diventato un insegnante di lettere: “Ricevevo il testimone da un uomo che vedeva in me una scintilla”.

Inoltre, lancia anche una battuta provocatoria sulle classi di oggi: “Noi pensiamo ancora nel 2023 che la struttura di una classe possa essere quella di fine ottocento, con dei corpi costretti dietro dei banchi per 5-6 ore? Le neuroscienze ce lo stanno gridando che il cervello è il corpo, non è staccato da esso”.

D’Avenia parla anche del tema social: “Quando sento dire ‘dobbiamo fare l’educazione ai social’ ma che devi fare tu adulto, metterti a dire come si usa un social. Piuttosto tu adulto fagli fare un quarto d’ora di meditazione in silenzio, lo rendi di nuovo protagonista di sé stesso libero, che quando usa uno strumento sente dolore perché gli viene tolta quella libertà e quella creatività”.

E aggiunge: “Oggi noi non abbiamo tempo, abbiamo trasformato la scuola da un luogo di presenze a uno di prestazioni. Non ci interessano i destini dei ragazzi, ma ci interessa addestrarli a fare degli esami”.

Il docente ha anche detto che se gli proponessero un incarico politico all’istruzione non accetterebbe, perché fa già politica entrando in classe, scrivendo libri, incontrando i ragazzi, facendo teatro.