Sono innumerevoli i precari che fanno sacrifici enormi, a volte oltre l’impossibile, per assicurarsi una supplenza da insegnante. Qualcuno, a volte, arriva però a intraprendere azioni non lecite. Occhio, perché si rischia si sconfinare nel reato. Anche penale. È ciò che è accaduto ad un aspirante prof 45enne di Avella, in provincia di Avellino, finito a processo per falso per essersi innalzato il voto del diploma di laurea e così ottenere una supplenza in un liceo scientifico di Ravenna.
Il voto “ritoccato”
Il giudice lo ha infatti mandato a processo: sabato 24 febbraio nel Tribunale della città romagnola ha testimoniato l’allora dirigente scolastico riferendo come – secondo quanto riportato dai due quotidiani locali – di avere scoperto la differenza tra il voto di laurea dichiarato (103) e quello effettivo (83) all’Università Federico II di Napoli.
Il preside ha detto di avere constatato che le autocertificazioni attestate dall’imputato per l’inserimento nelle graduatorie scolastiche tra l’agosto e l’ottobre 2020 riportavano i 20 punti in più di differenza.
Con quell’“aiutino”, il candidato ha fatto un salto in avanti di 30 posizioni in graduatoria, passando davanti a tutti i concorrenti, e aggiudicandosi l’ambita supplenza.
La delega all’amico
La difesa dell’aspirante prof, riportata dall’Ansa, è stata tutta incentrata sull’avere delegato ad un’altra persona il compito di candidarsi alla supplenza.
“Secondo quanto riferito – scrive l’Ansa -, alla procedura si poteva accedere solo con credenziali o tramite spid. In merito, l’imputato, ieri in aula, ha spiegato di non essere mai stato bravo in tali procedure e di avere per questo chiesto a un collega a cui a suo dire lasciò i suoi codici di accesso per inoltrare la domanda per lui”: si trattava di un collega, anche lui campano originario della provincia di Avellino, che ha riferito di essersi in effetti confuso.
La parola al giudice
Fatto sta che quando è arrivato il decreto penale di condanna, il destinatario si è opposto, finendo così a processo proprio per dimostrare la sua buona fede. Tutto dipenderà se il giudice darà credito o meno alle giustificazioni espresse.
La sentenza è attesa per settembre 2023. Mentre la scuola ha da tempo provveduto alla risoluzione del contratto con il docente precario.