Il tam-tam dei social sta diffondendo una notizia di cui diversi lettori ci chiedono la fondatezza.
Si tratta della questione del mancato recupero dell’anno 2013 ai fini stipendiali e di ricostruzione della carriera.
Già da diverse settimane circolano nel web notizie sulla possibilità di presentare una formale diffida alla scuola di appartenenza per ottenere il riconoscimento del 2013 che il decreto legge 78 del 2010 aveva reso “inesigibile” ai fini degli incrementi stipendiali.
Su tale iniziativa non esiste però accordo fra le diverse sigle sindacali: infatti, mentre Uil-Scuola la sta sostenendo senza mezzi termini, Flc-Cgil, Cisl-Scuola e Snals sono molto più cauti.
In tutto questo c’è poi una ulteriore complicazione: secondo alcuni “interpreti” della norma la diffida andrebbe presentata entro le ore 24 del 28/2/2023, in modo da interrompere la prescrizione di tale diritto.
Altri sostengono che la prescrizione decennale scade a fine anno solare.
Insomma la situazione appare davvero confusa.
Nel tentativo di fare un po’ di chiarezza l’USR Marche ha diramato una ampia circolare per fornire indicazioni alle scuole che hanno ricevuto o che dovessero ricevere diffide.
L’USR Marche ricorda anche che “nel corso degli anni sono poi intervenuti accordi tra le organizzazioni sindacali di categoria e l’Aran che hanno fatto sì che alcune annualità fossero recuperate ai fini della progressione economica del personale docente e Ata”.
(Con tali accordi si decise di utilizzare una quota dei fondi destinati alla contrattazione integrativa di istituto al recupero degli anni 2011 e 2012 restando invece impregiudicato il blocco del 2013).
Sulla questione si era pronunciata anche la Corte Costituzionale con due diverse sentenze.
Dopo un lungo e articolato esame delle sentenze della Consulta l’USR Marche conclude osservando che “fino a diversa indicazione ministeriale o innovazione normativa, non sussistono motivi per accogliere le molteplici richieste pervenute dal personale docente ed ata e, pertanto, alla luce della normativa vigente e delle valutazioni insite nella stessa pronuncia della Corte Costituzionale, si invitano gli istituti scolastici a tener conto delle considerazioni sopra espresse fornendo idoneo riscontro alle diffide ricevute”.
Ma ovviamente i sindacati che stanno sostenendo i ricorsi non si danno per vinti e annunciano una battaglia legale a suon di carte bollate.
Battaglia il cui esito è però molto incerto e che, come sostengono i sindacati che si sono “tirati fuori”, sono anche rischiosi perché oltre a perdere il ricorso il personale potrebbe anche vedersi costretto a pagare le spese.