Che i tempi per la chiusura del contratto dei dirigenti scolastici siano ormai vicini lo si era intuito nei giorni scorsi dopo l’ultimo comunicato dell’Associazione nazionale presidi che, per la prima volta dopo la fatidica data del 7 maggio (giorno in cui venne interrotta la trattativa), non ha indicato come condizione imprescindibile per la firma dell’accordo la piena e immediata equiparazione degli stipendi dei presidi a quelli dei dirigenti della I area.
La conferma si è avuta oggi: leggendo i comunicati diramati dopo l’incontro odierno fra Aran e sindacati si ha la netta sensazione che la trattativa stia procedendo e che stia dando anche qualche risultato.
La Cgilscuola titola il proprio comunicato con un inequivocabile: "Verifica positiva sulle risorse. Mature le condizioni per chiudere", mentre i dirigenti dell’Anp sottolineano come alcuni aspetti positivi siano dovuti al loro incessante "pressing" sulla controparte.
L’Anp, per esempio, mette in evidenza che, per calcolare gli aumenti contrattuali, il monte-risorse verrà suddiviso non per il numero dei dirigenti scolastici in organico (10.700), ma per il numero dei dirigenti in effettivo servizio (9.950): sembra una cosa da nulla, ma potrebbe far recuperare altre 100mila lire di aumento a testa.
Ma è sulla richiesta dell’Anp di anticipare al 2001 le risorse messe a disposizione dalla legge finanziaria (40miliardi) che potrebbe esserci la svolta: se l’Aran la accogliesse il sindacato di Giorgio Rembado potrebbe decidersi a firmare, in caso contrario potrebbe essere la rottura definitiva.
All’inizio della prossima settimana la situazione dovrebbe essere molto più chiara anche perché fra sabato e domenica si riunirà il Consiglio nazionale dell’Anp che potrebbe dare via libera alla chiusura della trattativa oppure imporre la rottura con il Governo. L’esito di questo passaggio non è affatto scontato e, prima di mettere la parola fine sotto questa lunga storia, è bene aspettare.