1. Il colloquio ha inizio con un ARGOMENTO SCELTO DAL candidato;
2. deve essere riservato preponderante rilievo agli ARGOMENTI MULTIDISCIPLINARI proposti dalla commissione al candidato;
3. è obbligatoria la DISCUSSIONE sulle prove scritte, grafiche e/o pratiche;
4. e la commissione, tenendo conto dei titoli culturali dei docenti può condurre il colloquio anche sulle materie che non sono “uscite”. Ciò a vantaggio dei candidati, allo scopo di saggiare la loro preparazione su tutte le discipline dell’ultimo anno del corso di studi e non per metterli in difficoltà.
La finalità del colloquio, secondo l’art. 4 del regolamento di esame (323/1998), è di evidenziare le conoscenze, competenze e capacità acquisite dal candidato. Non può essere ridotto ad una interrogazione distinta e separata per materia. Per questo c’è l’anno scolastico fatto seriamente e concluso con lo scrutinio di ammissione con almeno la sufficienza in ogni disciplina. Nelle norme dell’esame si parla sempre e solo di “colloquio”, cioè di dialogo con la commissione al completo, e che deve svolgersi in un’unica soluzione temporale, in maniera pubblica.
Né il regolamento di Esame, né le O.M. utilizzano il termine “tesina”, ma usano la perifrasi “l’argomento scelto dal candidato, anche in FORMA MULTIMEDIALE”. Tanti confondono gli aggettivi italiani: multimediale e multidisciplinare. C’è una bella differenza! La cosiddetta tesina può riguardare anche un solo argomento ed una sola disciplina. Se la tesina è intesa come strettamente multidisciplinare, allora stiamo ragionando dell’esame di Stato del primo ciclo, dove la didattica del CdC prevede le unità didattiche interdisciplinari. Invece, alla maturità la tesina (o meglio l’argomento scelto dal candidato) è bene che sia monotematico e monografico in modo da evitare che diventi “monotono”. Per questo molti candidati, in modo opportuno e moderno, scelgono la forma “multimediale”. Tale argomento perciò, preparato durante un tempo lungo e con l’aiuto di almeno un docente-tutor, può meritare di avere veramente la dignità di “tesina”.
Nella prosecuzione del colloquio la commissione, da parte sua, deve proporre al candidato degli argomenti (che prevedono risposte anche multidisciplinari) e non sottoporre i “malcapitati” ad una raffica di quesiti separati su ogni disciplina dell’ultimo anno. Si possono anche richiedere tali argomenti “di sintesi” mediante la proposta dell’analisi di un testo, di un documento, di un’immagine, di un progetto ecc. in modo che il candidato possa individuare e discuterne le componenti culturali. E’ difficile però ipotizzare la discussione esauriente su tutte le discipline, sia per i tempi tecnici che per la difficoltà di sostenere (nella canicola estiva!) una rassegna esaustiva che tocchi tutti i punti dei programmi svolti. Nella realtà dei fatti i commissari spesso chiedono ai candidati argomenti “a piacere” e solo per i più bravi scandagliano più a fondo.
Vogliamo far notare infine che, nella terza parte del colloquio, l’ordinanza è prevede l’obbligo della discussione sulle prove scritte. Ma questa spesso è quasi inutile e frustrante perché (ammesso che nella discussione emergano elementi a favore dei candidati) ormai il voto degli scritti è registrato agli atti per cui, oltre la soddisfazione personale il candidato può ricavarne solo un certo vantaggio numerico all’interno dei 30 punti complessivi assegnati al colloquio di Stato.