Si continua a dibattere localmente sul tema degli accertamenti linguistici per i bambini al momento dell’iscrizione a scuola.
Non ho ancora ben capito se questo verrà applicato a tutti gli scolari e studenti della provincia autonoma o solo a quelli di madrelingua italiana o di Bolzano città.
Viaggiando però lungo la bellissima valle della Drava, mi capita spesso di riflettere, oltre che di sentire la radio e di leggere qualche giornale.
A parte il pensiero: “Quale multa mi arriverà questa volta?”, seguo la discussione circa la proposta di vietare ai bambini della bassa Austria di parlare altre lingue durante la pausa scolastica.
Giorni fa passavo davanti a una scuola primaria in lingua tedesca di Bolzano e ho osservato: due bimbi parlavano tra di loro in italiano seduti su una panchina. Gli altri giocavano rumorosamente in tedesco.
Sappiamo, che le lingue si imparano parlando: non certo o non solo durante la lezione scolastica.
Ma comunque: sullo “Standard” si spiega che il divieto di parlare altre lingue che non siano il tedesco varrebbe non solo durante le ore di lezione (?), ma anche durante le pause.
Questo tuttavia non riguarda tutte le lingue, ma solo alcune, quelle relative ai migranti.
Altre (non è specificato quali) sembra siano quindi concesse.
Motivazione: sarebbe “unhöflich”, mancanza di rispetto, esprimersi in altra lingua.
Mi viene da sorridere dopo una discussione di più di un’ora per l’ennesima multa, in cui chiedevo mi si desse del “Lei’. La risposta delle autorità: qui da noi non si usa l’ Höflichkeitsform. La forma di cortesia. Non esiste. O esiste?
In ogni caso torniamo al punto: al di là che questi divieti vengano introdotti definitivamente o meno.
Mi sembra di capire che si temano le parole.
In qualsiasi lingua.
Simonetta Lucchi