Home Estero Svizzera: 18 cantoni contrattualizzano quattro giorni di vacanza jolly

Svizzera: 18 cantoni contrattualizzano quattro giorni di vacanza jolly

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Diciotto cantoni svizzeri varano la “vacanza” contrattualizzata che consente alle famiglie e agli allievi di gestirsi mezze giornate jolly.

Prendiamo la notizia dal Fatto Quotidiano che spiega come l’iniziativa sia nata per favorire la conciliazione famiglia-scuola-lavoro, attingendo da una precedente formula adottata nel canton Argovia nel 1981, dove era consentito assentarsi senza dover giustificare l’assenza

In termini burocratici, “la richiesta deve essere fatta dai genitori  e queste giornate non possono essere gestite dagli allievi stessi. Con regole diverse, in tutti i cantoni viene richiesto un anticipo dell’annuncio dell’assenza, evitando così che il giorno libero venga preso all’ultimo momento e con finalità frivole e contrarie allo spirito della scuola”.

Tuttavia, viene specificato, queste giornate jolly sono concesse solo nelle scuole dell’obbligo e viene pure spiegato che “nel canton Grigioni la base legale, fissata a livello cantonale nella legge scolastica, dà la possibilità ai singoli istituti di decidere se e in che misura concedere giorni jolly, per un massimo di tre giorni per anno scolastico. Ne deriva perciò un cantone a macchia di leopardo, con un metro di valutazione non necessariamente omogeneo. Sta di fatto che la realtà dei giorni jolly è sfruttata anche nel Grigioni italiano”.

Contrario a questa possibilità, specifica il Fatto, Paolo Crepet: “Una bella strategia per farsi dei mega ponti. La demenza genitoriale è ormai diffusa e non c’è alcun vaccino. Così si dà un messaggio ai ragazzi fuorviante ovvero che la scuola è un luogo dove puoi anche non andare. I genitori che abdicano per questa scelta sono incoscienti. Almeno ai tempi, quando frequentavo io la scuola, chi bigiava doveva assumersi un rischio. Questo è invece, un permesso para sindacale”.

Nettamente dubbioso, riporta sempre il Fatto, anche l’Associazione nazionale presidi: “Mi sembra una soluzione sensazionalistica poco efficace. Teniamola pure in considerazione ma i numeri della scuola svizzera non sono quelli degli studenti italiani. Mi sembra una soluzione non esportabile”.