Comunicato stampa
GIOVEDÌ 27 APRILE 2023, h.9.00/14.30, presentazione del libro di Stefano d’Errico (Armando Editore, Roma).
Dalla “carta dei servizi” dell’industriale Lombardi (ministro nel 1995), con lo studente-cliente e le lettere anonime per valutare gli insegnanti, tutto è diventato “normale”. Normale, con Berlinguer, pareggiare lacune in matematica con “crediti” in educazione motoria, “normale” per la Moratti ridurre dei due terzi i programmi di storia della Primaria e per la Gelmini ritornare al “maestro prevalente” (mentre eliminava decine di migliaia di cattedre e faceva ridere il mondo inventando un inesistente “tunnel dei neutrini” dall’Abruzzo al Cermis). Poi sono arrivati la Fedeli, diplomata con un titolo triennale, la Azzolina con i banchi a rotelle e Valditara che vuole introdurre le “figure di sistema” (ed intanto ha minacciato sanzioni per una preside “rea” di aver ricordato ai suoi ragazzi i guasti dell’indifferenza di fronte alla violenza squadrista).
Giacché per l’istruzione investono meno di noi solo Slovacchia, Romania e Bulgaria, con l’obbligo più basso d’Europa, si punta su di un liceo a 4 anni e senza il latino. Più di un terzo dei posti di sostegno è affidato da anni ad insegnanti non specializzati.
Una riforma chiamata “Buona Scuola” ha demansionato abilitati in latino e greco a far supplenze persino nei Comprensivi, destinato un insegnante di matematica dove ne serviva uno di lettere (o viceversa), approfondito il minimalismo, sostituendo le conoscenze con competenze meramente esecutive.
È legittimo valutare gli studenti con quiz (Invalsi) che trasformano la battaglia di Azio nella “battaglia di Anzio” o che i genitori aggrediscano gli insegnanti senza venir denunciati? È “normale” che il Ministero neghi i dati sul burn out e, contra legem, non faccia prevenzione, mentre fa valutare i docenti da dirigenti non formati per questo né mai valutati.
Nella scuola si vietano gli scioperi più che nelle unità coronariche. La governance è stata gerarchizzata e la funzione docente burocratizzata. Dal 1993 gli insegnanti sono relegati in un generico “pubblico impiego”, ove gli aumenti contrattuali non possono superare l’inflazione “programmata”, fissata sempre (come per l’ultimo contratto) ben sotto quella reale. Così siamo diventati i peggio retribuiti della Ue con uno stipendio pari alla metà di quello coreano.
Così s’è aggravata la svalutazione dei titoli di studio, della cultura e dei saperi critici. A vantaggio delle imprese è stata allungata l’alternanza scuola-lavoro: il risultato è la morte di quattro studenti durante gli stage dei Pcto nella formazione professionale.
A 70mila Ata ex Enti Locali nel passaggio allo stato è stata azzerata l’anzianità ed hanno stipendio o pensione ridotti. Ma nonostante 10 sentenze della Suprema Corte europea lo impongano da anni, l’Italia non ha mai sanato la situazione.
Durante la pandemia il Ministero ha validato ancora migliaia di “classi pollaio” (anche con più di 30 alunni) e ridotto il tempo pieno, adottando come unica misura un metro di distanza fra bocca e bocca, quando il Belgio ha previsto un massimo di 10 alunni a 4 metri l’uno dall’altro e Germania e Regno Unito gruppi di 15 previa separazione di 2 metri (come anche la Spagna).
La didattica digitale integrata, usata senza criterio (e non solo durante il lockdown), ha escluso il 30% degli alunni (dato Istat), ma è stata riproposta senza gli opportuni aggiornamenti nei “piani dell’offerta formativa” triennali persino per il futuro, ed oggi abbiamo 54mila “hikikomori”.
Per non assumere (e ci sono anche 30mila posti di collaboratore scolastico da coprire) e non sanificare l’aria (solo per questo la Germania ha speso 500 milioni di euro), non potenziare treni e mezzi di trasporto, s’è favorito il contagio, si sono tenute aperte scuola dell’Infanzia, Primaria e Media con 25 alunni anche in 30 metri quadri e nelle scuole Superiori si sono lasciati a casa gli studenti due/tre giorni a settimana, con turni infernali senza mensa. Parallelamente è stata estesa senza limiti la giornata lavorativa di docenti ed Ata. I primi sono stati usati di sovente come “tappabuchi” su cattedre e per sostituzioni che non gli competono. Agli Ata sono state imposte mansioni di sanificazione spettanti alle Asl, nonché l’uso delle ferie per i giorni di chiusura delle scuole.
La categoria è stata precarizzata ulteriormente con la moltiplicazione dei contratti a termine. Per i più di 100mila precari, anche quando hanno 10 anni di servizio, non v’è alcuna garanzia di assunzione definitiva.
Sono solo alcuni esempi del disastro educativo italiano.
A fronte di tutto ciò si sequestrano i diritti sindacali della categoria, divenuti monopolio delle OOSS “pronta-firma” e si vieta solo ai sindacati di base il diritto di assemblea persino durante le elezioni Rsu, impedendo la ricerca dei candidati e quindi riducendo di molto la diffusione delle liste necessarie per affermare la rappresentatività, mentre s’impone ai pensionati l’iscrizione ai sindacati di partito.
Oggi la nuova emergenza è la guerra. L’aumento dei costi dell’energia, i maggiori investimenti per nuove spese militari ben oltre i già pesantissimi 25 miliardi attuali, la riapertura delle centrali a carbone, non determineranno forse la marginalizzazione definitiva delle scuole? L’80% degli istituti sono fuori-norma su igiene e sicurezza, ma il PNRR (220 miliardi) stanzia solo 800 milioni invece dei 13 miliardi necessari.
A questo s’aggiungono l’abbandono dei meno abbienti e un’altra pagina vergognosa per la Sanità, la fine di ogni transizione ecologica e finanziamenti a pioggia per banche decotte e speculatori seriali.
Intervengono :
Roberto Maragliano (Pedagogista – Ordinario emerito Università Roma Tre)
Francesco Sabatini (Presidente emerito dell’Accademia della Crusca)
Vittorio Lodolo D’Oria (Medico specialista, esperto nelle malattie professionali degli insegnanti)
Stefano d’Errico (Autore del libro – Segretario nazionale Unicobas Scuola & Università)
Coordina :
Reginaldo Palermo (Vicedirettore de “La Tecnica della Scuola”)
Presiede :
Alvaro Belardinelli (Membro dell’Esecutivo Nazionale Unicobas)
Questo Convegno è organizzato dall’Associazione Unicorno l’Altrascuola in collaborazione con l’Unicobas Scuola & Università.