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Personale Ata, una riforma senza senso

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In questi giorni i sindacati contrattano con l’Aran la parte normativa, l’ordinamento del personale ATA, in un contesto particolarmente complesso: DSGA di ruolo con laurea e senza laurea, facenti funzioni con laurea e senza laurea, assistenti amministrativi prestati al ruolo di DSGA.

Insomma una casino totale, per una figura che vede concentrati numerosi compiti, con una retribuzione iniziale di tutto rispetto, quasi un reddito di cittadinanza. Senza poteri, senza prerogative e senza facoltà. Con il dovere della conoscenza e delle competenze.

Eppure non basta, chi dirige si lamenta che non riceve adeguato supporto giuridico, magari un legale sarebbe stato meglio o magari un commercialista, forse no meglio un subalterno.

Gli assistenti amministrativi, a cui sono affidate funzioni importanti e delicate, sono assunti ancora con un concorso per titoli. La figura del Coordinatore amministrativo, indispensabile per migliorare l’organizzazione ed il funzionamento dei servizi, mai attivata. I collaboratori scolastici tra esternalizzazione ed internalizzazione. Posizioni economiche acquisite e no. In questo quadro desolante l’Aran, con il parziale consenso dei sindacati, ha pensato bene di creare maggiore confusione.

Quattro aree senza senso: Collaboratori, Collaboratori esperti, Assistenti, Funzionari ed Elevate Qualificazioni.

Uno sforzo notevole di fantasia, completamente avulso dalle esigenze della scuola e fortemente penalizzante per il personale. Una strategia di controllo e subalternità per i DSGA, di ghettizzazione per gli assistenti amministrativi, di polvere negli occhi per i collaboratori scolastici. I sindacati che firmeranno questa proposta, saranno complici di uno scempio, di un disegno incoerente, della strumentale ed inconsistente valorizzazione dei facenti funzioni. Più che creare ulteriore confusione, sarebbe necessario definire bene i ruoli, le competenze ed i compiti. Dare un taglio netto tra profili didattici ed amministrativi.

Creare un corpus normativo dove si strutturi una stabile organizzazione didattica ed amministrativa. Da un lato il Responsabile della didattica, dall’altro il Responsabile dell’amministrazione, al vertice del personale amministrativo, tecnico e ausiliario. Bisogna conciliare il buon andamento dell’amministrazione, con l’elevazione dei lavoratori. La proposta Aran non valorizza i DSGA e non risolve il problema dei facenti funzione. In virtù di queste considerazioni è facile immaginare un ordinamento del personale ATA, strumentale alle nuove e diverse esigenze dell’amministrazione, con cinque aree:

  • E.P. – Direttore Amministrativo (Attuali DSGA di ruolo e Facenti funzioni con incarico annuale)
  • FUNZIONARIO – Coordinatore Amministrativo (Facenti funzioni e assistenti con incarico annuale)
  • ASSISTENTI;
  • COLLABORASTORI SPECIALIZZATI;
  • COLLABORATORI.

Questo consentirebbe a tutti i DSGA di ruolo di transitare nell’area delle E.P., consentirebbe ai Facenti Funzione, con incarico annuale di essere inquadrati temporaneamente nell’area delle E.P., consentirebbe ai facenti funzione senza incarico di transitare nell’area dei Funzionari, creerebbe una progressione verticale per gli assistenti verso l’area dei funzionari (dopo tre anni di incarichi) e dei collaboratori scolastici verso l’area dei collaboratori specializzati (per svolgimento di funzioni complesse).

La speranza immediata è che si ascolti la voce dei lavoratori, non si costruisca una riforma immaginata su categorie astratte o realtà deformate, si strutturi un’organizzazione necessaria alle attuali esigente delle Istituzioni Scolastiche, diventate il punto debole del sistema pubblico. Questo ha determinato la fuga dei DSGA, proprio a causa delle notevoli difficoltà lavorative ed organizzative riscontrate, molti dei vincitori dell’ultimo concorso stanno transitando in altri enti. Dove il lavoro è adeguatamente circoscritto e le prospettive di carriera ben definite, con retribuzioni proporzionate al lavoro e alle responsabilità.

Mario Cipriano

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