Premesso che non condivido il pensiero “bocciatura = punizione” che moltissimi genitori, docenti e pedagogisti hanno, in quanto fermare un ragazzo che non ha raggiunto gli obiettivi, qualsiasi sia la causa, è semplicemente dargli una seconda chance, mentre promuoverlo significa buttarlo in pasto ai leoni, visto che senza adeguate conoscenze faticherà ancora di più negli anni successivi, e quindi i docenti “buonisti” che promuovono chi non raggiunge adeguate capacità DANNEGGIANO e non aiutano i ragazzi, e purtroppo molti genitori questo non lo capiscono… premesso tutto questo, vorrei proporre un modello di scuola che permetterebbe di colmare per davvero le lacune senza usare la parola bocciatura che incute tanto timore.
Si tratta di far viaggiare le discipline, dal primo anno di primaria a terzo di secondaria di primo grado, su binari paralleli.
E’ un modello che si adatta meglio a una scuola in cui si applica la DADA, ma è fattibile anche nelle scuole più tradizionali.
In pratica, anziché parlare di promozione o bocciatura al termine di un anno scolastico, facendo lievitare le insufficienze a sufficienze in alcune materie per poter mandare avanti lo studente, con i danni di cui sopra, ogni materia viaggia a sé: pertanto alla fine di ogni anno lo studente si vedrà valutato nelle varie materie e in quelle in cui non ha raggiunto gli obiettivi prefissati, necessari a comprendere quanto verrà fatto l’anno successivo, ripeterà solo la materia in questione, mentre proseguirà nelle altre.
Ad esempio, se uno studente in quarta elementare non ha ancora appreso una matematica di base, con lo svolgimento delle 4 operazioni, l’anno successivo inizierà il percorso di quinta elementare per le altre materie mentre per la matematica ripeterà quanto si fa in quarta.
Questo modello prevede due cose:
- le classi diventano “fluide”, nel senso che chi deve ripetere dei percorsi andrà nell’aula corrispondente dove si svolgono gli argomenti che deve recuperare, e non necessariamente con gli stessi compagni delle altre materie;
- l’abolizione del salto tra primaria e secondaria di primo grado, in altre parole non ci sono più 5 anni di elementari e 3 di medie ma è un continuum di 8 anni di scuola, infatti avrebbe più senso chiamare gli anni 1°, 2°, 3° , 4°, 5°, 6°, 7° e 8°.
Quindi se ogni materia viaggia su un binario a sé stante alla fine dell’anno si valutano le effettive capacità in quell’ambito per ciascun ragazzo e si decide, solo per quella materia, di fargli recuperare le conoscenze non acquisite, lasciandolo andare avanti invece sugli altri binari.
In questo modo gli insegnanti delle medie non sarebbero costretti a ripetere in prima nozioni che dovrebbero essere ampiamente consolidate alla primaria, rallentando paurosamente il programma per tutta la classe, anche per quegli alunni che invece hanno lavorato bene nei 5 anni precedenti e che meriterebbero di affrontare nuovi argomenti, di essere stimolati nell’apprendimento di cose nuove e non di stagnare su cose già apprese perchè metà classe invece non le ha fatte o capite alle elementari.
La valutazione può anche avvenire ogni quadrimestre e ovviamente possono essere pensati dei corsi di potenziamento per chi è desideroso di rimettersi in pari più velocemente (si pensi ad esempio a chi è rimasto indietro per una lunga malattia).
Questo metodo permette tra l’altro di evidenziare le eccellenze, consentendo cioè agli alunni più brillanti in alcune materie di correre più velocemente su determinati binari (ad esempio chi arriva in prima elementare sapendo già leggere e scrivere può passare al binario del secondo quadrimestre o addirittura del secondo anno, per quanto attiene l’italiano, chi al termine della prima media dimostra attitudini spiccate e conoscenze avanzate per le scienze o per la musica potrebbe passare direttamente al terzo anno per quanto attiene queste materie, ecc): questo permetterebbe ai plusdotati di non annoiarsi a morte nelle ore in cui si fanno parti che per loro sono già acquisite, demotivandoli.
Con questo sistema nessun ragazzo verrebbe “bocciato”, visto che il pensiero crea tanti patemi, semplicemente ognuno farebbe un percorso personalizzato, con buona pace per gli psicopedagogisti, e al termine degli 8 anni si avrebbe un documento che attesta l’effettivo grado raggiunto nelle diverse discipline e non un voto unico che non dice assolutamente nulla, e che spesso è “farlocco” perchè per mandare avanti il ragazzo che magari non ha capito nulla di matematica oppure non ha mai fatto un esercizio di inglese gli si regalano dei 6 e quindi, va da sé, la media che si ottiene al termine del percorso non è reale.
Aggiungo che questo sistema non impedisce lo svolgimento di progetti multidisciplinari, di lezioni trasversali tra materie, anzi si potrebbero anche pensare binari che associno competenze (il binario STEM, il binario di geostoria, ecc.) mentre migliorerebbe di gran lunga il dialogo, oggi spesso assente, tra scuola primaria e secondaria, eliminando il “balzo” che c’è tra i due gradi e che spesso mette in grandi difficoltà gli studenti che arrivano in prima media.
Sara Alonzi