Gli aumenti stipendiali derivanti dal rinnovo contrattuale 2019/21 – lo scorso dicembre circa 100 euro medi, più la “coda” del 14 luglio che da ottobre porterà altri 18 euro medi, pari a circa 10 euro netti per i docenti e 6-7 agli Ata – non cambia di molto la “musica” dei compensi degli insegnanti italiani: i nostri docenti, complice anche l’inflazione a doppia cifra dell’ultimo biennio, rimangono tra i meno pagati al mondo. A dirlo è l’Education price index, lo studio pubblicato il 19 luglio dalla banca online N26 che analizza, tra le implicazioni finanziarie legate alla scelta universitaria, anche lo stipendio medio lordo di tanti professionisti in 50 Paesi nel mondo, tra cui i docenti. Ebbene, quelli italiani si collocano in 31esima posizione del ranking, superati da molti colleghi europei: la media, infatti, delle buste paga di chi sta dietro la cattedra in Italia si colloca tra i 28.000 e i 29.000 euro.
Le differenze di salario annuo lordo in un settore fondamentale per l’istruzione e quindi per la crescita del Paese sono evidenti, se si guardano gli stipendi dei colleghi in Spagna (paese che con uno stipendio lordo annuo di 29.000 euro si trova alla 29° posizione della classifica), in Francia (al 27° posto con 30.000 euro).
Molto lontana risulta ancora una volta la Germania, dove gli insegnanti arrivano a guadagnare ben 43.000 euro medi l’anno: un importo che li colloca in 11esima posizione al mondo.
A godere degli stipendi più alti dell’Unione europea, osserva Adnkronos, sono i docenti che lavorano in Danimarca e che arrivano a guadagnare ben 51.000 euro l’anno, quasi il doppio dei colleghi italiani.
Peggio degli insegnanti italiani ci sono quelli del Portogallo e della Grecia che, con un salario lordo annuo di circa 21.000 euro e 19.900 euro rispettivamente, si collocano al 32esimo e al 34esimo posto.