Come abbiamo riportato, lo scorso 7 agosto 2023 è stato siglato un nuovo protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito (nella persona del Direttore Generale Dott. Fabrizio Manca) e la Marina Militare (nella persona del Capo di Stato Maggiore Amm. Sq. Enrico Credendino).
L’accordo
L’accordo prevede un progetto formativo che vuole favorire una maggiore interazione tra il mondo della formazione e il sistema del lavoro, promuovere l’attivazione dei “percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento” e l’acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro da parte di studenti degli Istituti Tecnici – settore tecnologico, indirizzo trasporti e logistica, articolazioni costruzione del mezzo e conduzione del mezzo – e degli Istituti Professionali dell’indirizzo “Enogastronomia e ospitalità alberghiera”.
Lo scopo è favorire l’acquisizione, da parte delle studentesse e degli studenti, di competenze tecnico-professionali, nell’ambito della tutela dell’ambiente, della biodiversità e della salvaguardia del patrimonio marino e marittimo, promuovendo la cultura del mare nei suoi vari aspetti.
L’Osservatorio: “Scuola basata su Pcto e cultura della difesa?”
L’accordo non è ben visto dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, che ha diffuso un comunicato in cui ha esposto le criticità che ha riscontrato nel testo. “Si tratta da una parte di un Ministero che ormai vede nell’acquisizione delle competenze e nell’implementazione dell’alternanza scuola-lavoro il fulcro attorno al quale deve ruotare la scuola italiana; dall’altra ritroviamo all’opera quei principi della ‘cultura della difesa’ e del mondo militare ‘al servizio’” del mondo civile che sono lo strumento, anche ideologico, con cui i militari stanno penetrando sempre di più nella scuola italiana”.
“Ci chiediamo se per sviluppare questo tipo di percorsi sia necessario un accordo tra scuola e militari: esistono svariate attività civili che si sviluppano sul/con il mare sia da un punto di vista economico che ambientale e che con le stesse (se non maggiori) competenze potrebbero assolvere alle finalità dichiarate nell’accordo, ma di protocolli a livello nazionale tra il Ministero e queste associazioni non c’è traccia. Perché dunque il Ministero continua a stipulare questo tipo di protocolli?”
“Il perché è inscritto nello sviluppo esponenziale della militarizzazione delle nostre scuole, costantemente pressate da vari organismi militari che sono sempre più presenti nelle progettualità degli Istituti. A ben leggere però il perché è anche inscritto chiaramente nel protocollo stesso: oltre la cortina fumogena dell’ambiente e della cultura del mare, si legge che ‘per l’Italia – nazione a forte connotazione marittima – il mare è l’elemento fondamentale da cui dipendono significativamente la propria sicurezza, l’economia, la prosperità ed il cui libero uso deve essere garantito, prevenendo e contrastando efficacemente tutti i rischi e le minacce presenti’; si tratta cioè di obiettivi tipici di un’istituzione militare, non certo di una scuola”.
“Tutto con la ‘nobile’ finalità ultima di ‘sviluppare nei giovani le competenze trasversali utili alla loro futura occupabilità’; ma di che occupazione stiamo parlando? Stiamo parlando di lavoro o di reclutamento? E l’educazione alla pace? Abdica definitivamente nella formazione dei nostri giovani a beneficio di questa imperante ‘cultura della difesa’?”.
“Le scuole, che secondo il protocollo, potranno dare vita alla ‘stipula di Accordi attuativi e/o convenzioni’ devono essere capaci di leggere con attenzione ciò che, in ultima analisi, viene proposto ai loro studenti e studentesse. Il percorso sarà quello che abbiamo imparato a conoscere: i militari, forti di questo protocollo, busseranno alle porte dei Dirigenti Scolastici i quali faranno pressioni sugli Organi Collegiali; questa tendenza va velocemente invertita: i Collegi Docenti e i Consigli di Istituto non devono accettare di stipulare questi accordi e i Dirigenti Scolastici devono sottoporre gli stessi all’approvazione degli Organi Collegiali e non arrischiarsi in atti unilaterali non previsti dalla normativa”, concludono.