“Quando stamattina ho letto il giornale ho avuto un momento di smarrimento, ma poi ho pensato che in fondo era un giorno felice“: non è una provocazione quella della dirigente scolastica Eugenia Carfora, da oltre tre lustri in servizio nel parco Verde di Caivano, prima nell’istituto comprensivo e poi all’istituto superiore “Morano”, nominata nel 2020 miglior dirigente scolastica d’Italia. Il commento è allo stupro di due tredicenni da parte di un gruppo di ragazzi, avvenuto proprio in quella zona della Campania.
Secondo la preside è “un giorno felice “quello in cui tutta Italia è venuta a sapere sullo stupro di Caivano, “perchè se questa vicenda è venuta alla luce e perché c’è stato qualcuno che finalmente ha avuto voglia di denunciare. Per questo, nonostante tutto, sono felice”.
La dirigente scolastica Carfora ha quindi enfatizzato il coraggio delle due ragazze, “che hanno parlato, che hanno chiesto aiuto”. Ed ora il suo “principale desiderio è che tra qualche anno non si parli più del Parco Verde, che la gente meravigliosa che vive qui si tolga di dosso questa sorta di macchia”.
Per la preside i progetti speciali per il Parco Verde non servirebbero a molto, perché, sostiene, “si viene qui, si annunciano e poi tutto finisce”, invece ciò che serve è “un grande impegno quotidiano per valorizzare giorno per giorno il bello, l’ingegno di questi ragazzi, delle loro famiglie”.
“Noi qui abbiamo bisogno del dialogo. Quando accadono fatti gravi si chiede un poliziotto per ogni residente, ma io dico che serve un punto di ascolto per ogni palazzo, per sentire le storie di quelle mamme che, nonostante tutto, mandano i loro figli a scuola, li fanno studiare. E per questo motivo le vorrei abbracciare una ad una per dare loro il mio sostegno”.
“Molto è stato fatto. Prima alcuni si vedevano in perenne contrapposizione con le forze dell’ordine – aggiunge – oggi tanti ragazzi si salutano con gli agenti e c’è qualcuno che mi ha confidato di sognare di voler fare il carabiniere”.
Guai a chiederle se ha intensione di lasciare il parco Verde? “E perchè – conclude la preside -, noi non molliamo. Io vorrei morire qui. E la terra che amo e mi continuerò a battere fino a quando ne avrò le forze”.
Ha invece un’altra visione dei fatti lo scrittore napoletano Maurizio de Giovanni: parlando con l’Ansa, sempre dello stupro di Caivano, ha detto che “luoghi come il Parco Verde, o quello della violenza di Palermo, sono malati e hanno sintomi e cause”.
“L’indignazione è certo per eventi atroci, come la violenza sulle donne e su queste due ragazzine, ma deve andare anche oltre ed arrivare al Parco Verde, dove manca qualsiasi proposta culturale per i ragazzi, dove non c’è alcuna formazione, dove la dispersione scolastica è indicata dal fatto che 3 minorenni su 10 non sono noti all’anagrafe scolastica e stanno in strada tutti i giorni. Eventi come quello che commentiamo oggi sono l’effetto di queste cause”.
Secondo Maurizio de Giovanni, “il sintomo lo puoi curare. E’ come prendere una pillola per avere sollievo dal mal di testa: in questo caso puoi mandare l’esercito e militarizzare il Parco Verde, ma poi il mal di testa torna e tutti sanno che ci vuole un cambiamento sociale vero”.
La risposta alla violenza sessuale contro le donne non può quindi essere la castrazione chimica: “Sarebbe una sconfitta evidente delle istituzioni il ricorso a pene corporali“, replica lo scrittore.
“il quartiere di Caivano – sostiene ancora – ha ormai sostituito Scampia (come piazza di spaccio, n.d.r.) e trovo incredibile che manchino forti interventi istituzionali sulla formazione e sulla crescita di chi ci vive, per aprire ai giovani porte per il futuro. Se vedo che la scuola non mi porta a un percorso verso un mestiere, allora trovo la scorciatoia dello spaccio”.
A rendere tutto più difficile sarebbe l’abbandono del quartiere: “Possono mandare la Folgore 24 ore al giorno – continua de Giovanni – così è contento anche il generale Vannacci e impedisci che la criminalità continui a farne una piazza spaccio, ma poi devi prendere atto che da anni al Parco Verde non ci sono scuole aperte il pomeriggio e che si vive in luoghi fatiscenti”.
La devianza delle nuove generazioni del territorio nasce da lì: “Con le forze dell’ordine si argina il problema in quel momento, ma se non ti attivi per soluzioni di tipo strutturale e organica togliendo i ragazzi dal non far nulla per strada, non serve a niente”, conclude lo scrittore campano.