Il “Piano Casa” per il personale della scuola che lavora a centinaia di chilometri dalla propria città sta procedendo.
Lo rende noto il ministro Giuseppe Valditara che dichiara: “Ho avviato oggi un confronto proficuo con regione Lombardia: il ‘piano casa’ per il personale della scuola, che ho lanciato alcuni mesi fa, compie un passo avanti importante. L’obiettivo è dare risposte concrete al disagio abitativo di chi lavora per i nostri giovani”.
A quanto è dato di capire il Ministro ha incontrato l’assessore regionale alla casa e all’housing sociale Paolo Franco parlando appunto delle disponibilità abitative per insegnanti e personale scolastico.
Per la verità, per il momento, non si sa ancora nulla di preciso su tempi e modalità.
La questione dei tempi, però è assolutamente essenziale, perché per i docenti che in questi giorni stanno scegliendo la sede di servizio per il 2023/24 avrebbero bisogno di sapere adesso se potranno contare su qualche aiuto per risolvere i problemi abitativi che dovranno affrontare nel corso dell’anno.
Avere una risposta fra un mese o anche più avanti potrebbe essere di fatto inutile e potrebbe indurre tanti altri insegnanti a rinunciare alla sede come già hanno fatto finora alcune migliaia di loro.
Il problema è davvero drammatico, come abbiamo scritto anche in un altro servizio.
C’è poi da aggiungere che la questione non riguarda solo la Lombardia ma anche altre regioni del nord, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna soprattutto.
Il fatto è in alcune aree del territorio nazionale i costi degli affitti sono davvero sproporzionati rispetto ai magri stipendi del personale della scuola e per questo motivo ci sono ormai tanti, troppi docenti che, dopo essersi fatti i conti in tasca, preferiscono lavorare come precari nella propria provincia piuttosto che assumere il ruolo a mille chilometri di distanza.
I sindacati, per parte loro, non vogliono sentir parlare di stipendi differenziati in relazione al diverso costo della vita e così a farne le spese sono i precari del sud e gli studenti del nord: i primi non riescono a spostarsi nelle regioni dove ci sono cattedre libere e i secondi si devono accontentare spesso di docenti assunti da GPS e MAD e che cambiano quindi ogni anno. E, poiché il problema riguarda prevalentemente le cattedre di sostegno al nord, i più svantaggiati sono esattamente gli alunni con disabilità.