Riportiamo la recensione della critica cinematografica Maria Lombardo sul film vincitore del Leone d’Argento a Venezia 80, Io Capitano di Matteo Garrone.
Mentre il dramma degli sbarchi continua con sequenza infinita sotto i nostri occhi attraverso tv e i social, il film di Matteo Garrone “Io, capitano” Leone d’argento per la regia alla Mostra di Venezia da poco conclusasi, vola verso l’Oscar. Una storia del nostro tempo, un racconto di formazione, dramma e sogno al tempo stesso.
Garrone affronta l’argomento spinoso con poesia e sensibilità rare e con uso raffinato e potente della macchina da presa che gli sono valsi l’essere scelto per rappresentare l’Italia all’Oscar nella categoria Miglior film straniero. Tocca il cuore e la coscienza la storia di Sydou: un viaggio dall’Africa all’Europa a rischio della vita e di immani sofferenze e paure.
La storia dell’adolescente senegalese che lascia il proprio Paese assieme al cugino per cercare di raggiungere via mare la penisola, inseguendo il sogno del benessere e delle opportunità dei coetanei europei, ha commosso la platea della Mostra di Venezia così come gli spettatori nelle sale dove il film è uscito subito dopo il festival. La morte di molti viaggiatori nell’attraversare il Sahara, le torture dei migranti sequestrati dai libici, costretti a consegnare i soldi per il viaggio, a eseguire lavori forzati per guadagnarsi la possibilità di salire su una barca andando incontro al destino: una storia vera quella che il regista, rivelato dal film “Gomorra” (non la serie tv che è venuta dopo ma il film ispirato al romanzo di Saviano) ha appreso da Mamadou, un giovane della Costa d’Avorio che vive da 10 anni in Italia, il quale ha raccolto molti racconti di migranti.
Un film da non perdere per giovani e studenti: dietro gli sbarchi c’è l’odissea di loro coetanei dal momento in cui si decide di lasciare nel caso di Seydou e del cugino il Senegal, Paese non in guerra dove hanno una famiglia, dei fratelli, una casa modesta eppur dignitosa, la possibilità di lavorare e di vivere decorosamente, per inseguire un sogno che viaggia attraverso l’illusione creata dai social. Ai primi piani dei protagonisti e dei compagni di viaggio si alternano immagini della fantasia: una donna morta nel Sahara che vola in cielo, l’apparizione dell’anziano mago e di una figura con le ali, sorta di angelo, che deve portare ai familiari la notizia che i ragazzi sono vivi. Più che realistico, film visionario.