Tra le cento proposte sull’education di Confindustria, presentate il 7 ottobre a Roma, ve ne sono alcune destinate a far discutere: quella sulla necessità, sostengono gli industriali, di “riformare i meccanismi per l’immissione in ruolo degli insegnanti; abolire le graduatorie per anzianità; assumere per concorso e per chiamata diretta premiando il merito”.
Sul fronte di “valutazione e merito”, Confindustria chiede, in particolare, di “rimodulare la retribuzione docente in base a: orario servizio, funzioni, conseguimento obiettivi specifici; riformare radicalmente la modalità di reclutamento dei dirigenti scolastici; dare vita a un rigoroso Sistema Nazionale di Valutazione, potenziare l’Invalsi; abolire il valore legale del titolo di studio; premiare atenei eccellenti per didattica e ricerca aumentando la quota premiale sul Fondo di Finanziamento Ordinario; prevedere un sistema di certificazione delle competenze acquisite dopo un percorso di studio”.
A dire il vero, le nuove modalità di reclutamento dei docenti – sganciato delle graduatorie – , come quella di differenziare gli stipendi e cancellare il valore legale dei diplomi, sono dei “cavalli di battaglia” degli industriali. Che periodicamente vengono riproposti. Stavolta potrebbe essere l’occasione buona? Sicuramente, in un momento di alta voglia di revisione del sistema scolastico (da parte del governo) come quello che stiamo vivendo, potrebbero crearsi le condizioni per iniziare almeno a muovere qualche passo verso le modifiche proposte.
Ora, però, la parola ora passa agli italiani, che diranno la loro rispondendo alla consultazione avviata dal Governo sul proposta di riforma contenuta nella Buona Scuola.