Sono passanti 60 anni dal disastro che ha lasciato l’Italia senza parole e inerme davanti alla tragedia: la sera del 9 ottobre 1963, al confine tra Veneto e Friuli, un’enorme frana crolla dalle pendici settentrionali del Monte Toc e colpisce la diga del Vajont e il suo bacino artificiale. Milioni di metri cubi di acqua precipitano nella valle sottostante, cancellando dalla faccia della terra Longarone e altri centri abitati della valle del Piave: muoiono in un batter d’occhio 1.910 persone, e vengono distrutte.
Per ricordare la tragedia annunciata, secondo quanto scriveranno i giornalisti dell’epoca, oggi c’è stata una cerimonia di commemorazione alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La prima parte della visita è stata al cimitero monumentale di Fortogna, dove sono state sepolte tutte le 1910 vittime. Sul posto anche un coro di 487 bambini, ognuno con un cartello con i nomi dei 487 giovani fino 15 anni, morti a causa della tragedia. Il presidente Mattarella deporrà una corona in ricordo delle vittime, e le campane di tutte le chiese suoneranno 1910 rintocchi. La seconda parte della visita si è svolta nel piazzale davanti alla diga, con i discorsi commemorativi. Accanto a Mattarella anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, i sindaci di Longarone, Erto e Casso, Vajont e Ponte nelle Alpi.
60° anniversario del disastro del #Vajont, il Presidente #Mattarella al cimitero monumentale delle vittime a Fortogna pic.twitter.com/wKZMjig5ft
— Quirinale (@Quirinale) October 9, 2023
Il discorso del presidente Mattarella
“Quelle che sono morte, quelle che sono sopravvissute, quelle che le hanno dovute lasciare e quelle che hanno dovuto lottare strenuamente per vivere qui. Vogliamo oggi immaginare di specchiarci negli occhi di coloro che non ci sono più. Negli occhi dei soccorritori, negli sguardi severi dei sopravvissuti, negli occhi di chi oggi è depositario di questi territori, per poter dire che la Repubblica non ha dimenticato, per poter dire che riuscire ad garantire condizioni di sicurezza è garanzia di giustizia e di buon governo. Perché occuparsi dell’ambiente e rispettarlo è garanzia di vita, e ad un intervento dell’uomo che si traduca in prevaricazione corrisponde la violenza della natura”.
“La tragedia che qui si è consumata reca il peso di gravi responsabilità umane, di scelte che venivano denunciate, da parte di persone attente, anche prima che avvenisse il disastro. Ritengo doveroso, se non addirittura opportuno, che tutta la documentazione del processo celebrato a suo tempo per accertare le responsabilità, rimanga in questo territorio: era stata necessariamente raccolta nei luoghi del giudizio penale, perché aveva allora una finalità giudiziaria, ma ora riveste una finalità di memoria, e deve essere conservato vicino a dove la tragedia si è consumata; per rendere onore alle vittime del Vajont, per ricavarne un ammonimento, e per evitare altre tragedie”.
A scuola, prima e dopo il disastro, la galleria fotografica di Repubblica
Le foto dei bambini e dei ragazzi di Longarone, prima e dopo il Vajont. Le immagini sono state inviate dai lettori come contributo al memoriale delle vittime.
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