Razzismo o ignoranza? Poco importa. Quello che è successo in una scuola di Bari è comunque grave. Come riporta La Repubblica, i genitori di quattro bambini di una scuola primaria hanno deciso di trasferire i loro figli in un’altra classe. Il motivo? In classe ci sarebbero troppi “stranieri”.
“Ai bambini non importa”
“Mio figlio non può stare in classe con uno ‘gnoro’”, avrebbe confessato una mamma al preside. Il dirigente ha detto così ai giornalisti: “Leggete questa colonna: sono tutti nati a Bari”. Insomma, si tratta di bambini che sono italiani come gli altri. In ogni caso, stare vicino ad uno “straniero” non dovrebbe essere un problema.
“Guarda quei bambini che si rincorrono nel cortile”, ha fatto notare il preside indicandoli. “Pensi che a loro importi se l’altro abbia la pelle, i capelli o qualche altro tratto differente?”. I quattro bambini facevano parte della stessa classe, una prima della scuola elementare con un folto numero di alunni originari dell’Africa occidentale e del sud-asiatico. Bambini di cinque o sei anni. Dopo il primo giorno di scuola, i genitori, famiglie dalla bassa scolarizzazione, hanno chiesto subito il trasferimento in un’altra classe.
“Alla vista di quelli stranieri, molte famiglie mi hanno chiesto il cambio classe. Il risultato non sarebbe mutato, dato che ci sono anche nelle altre classi. Inizialmente avevano nascosto la motivazione, fin quando poi è venuto fuori che era proprio per la loro presenza”, ha aggiunto il dirigente.
“La scuola non può essere ricattabile”
La scuola è stata categorica: “Ho detto loro che l’unica possibilità che avevano era chiedermi il nulla osta e andare via. Ci sono alcuni valori su cui la scuola non può transigere e non può essere ricattabile”, ha spiegato. Anche altri genitori si sarebbero uniti al gruppo di dissidenti razzisti, ma poi avrebbero ritrattato. Agli studenti rimasti in classe non è stato spiegato naturalmente il vero motivo che ha portato i piccoli compagni a lasciarli così presto.
Il caso è eclatante ma non è raro che altri genitori si rivolgano agli uffici per questo motivo. Per esempio, alcuni giorni prima, sempre alla scuola primaria, alcune mamme hanno lamentato che in classe siano arrivati due ragazzi stranieri. Negli anni precedenti c’erano state richieste sporadiche (uno o due, mai concretizzate), ma quest’anno invece c’è stata un’escalation.
“Tutto questo mi ha mortificato e ferito – ha raccontato il preside – Bisogna capire che la scuola sia un porto dove tutti possono ormeggiare, tutti trovano accoglienza. Ritengo che ancora molti muri siano da abbattere, è più facile vedere diversità rispetto a costruire ponti. Qui non accettiamo alcuna arroganza culturale, di appartenenza o ceto sociale”.