Giungono in continuazione notizie di episodi in cui studenti compiono atti di violenza, fisica o verbale, contro gli insegnanti.
L’edificio scolastico diventa talvolta una zona franca in cui non valgono più le leggi dello Stato.
Chi vuole reagire può trovarsi solo, in un ambiente in cui o per paura o per rassegnazione o per convinzione si accetta questa situazione.
Per quanto mi riguarda ho deciso di reagire. In che modo? Denunciando alle autorità giudiziarie.
Mi sono chiesto: “Perché tra le mura di una scuola le leggi non devono essere rispettate?”.
Lo scorso novembre ho quindi deciso di sporgere denuncia contro un alunno che, dopo essere stato avvisato di aver ricevuto una nota disciplinare per il suo rifiuto di consegnarmi il cellulare che stava utilizzando in classe, mi ha detto: “Bravo”, “Bravissimo”.
La punta di un iceberg.
Ho agito da solo, senza il supporto della Dirigenza a cui avevo già fatto notare che si trattava di un reato perseguibile d’ufficio (art. 341-bis c.p. – Oltraggio a pubblico ufficiale).
Già dopo sei mesi la sentenza del giudice del tribunale di Bolzano che ha condannato l’alunno alla pena di 4.500 euro di multa in sostituzione di 60 giorni di reclusione.
Mi aspettavo tempi molto più lunghi. La Giustizia è stata efficiente.
A questo punto mi permetto una riflessione. Il reato che ho subito è un reato perseguibile d’ ufficio, significa che, citando l’art. 331 del codice penale “i pubblici ufficiali che, nell’ esercizio delle loro funzioni o del loro servizio, hanno notizia di un reato perseguibile d’ ufficio, devono farne denuncia per iscritto”.
La denuncia quindi non è una possibilità bensì un “obbligo”, anche nella scuola. Mi chiedo dunque per quale motivo, alla luce di reati analoghi o anche più gravi, si aspetti che sia l’insegnante a denunciare e non lo fa chi ne è gerarchicamente superiore appena ne viene a conoscenza, vale a dire dirigenti scolastici, ispettori, dirigenti degli uffici scolastici regionali, funzionari del Ministero, il Ministro stesso; anche loro sono pubblici ufficiali, anche loro “devono” denunciare alle autorità giudiziarie.
Non è necessario inasprire le pene per chi compie violenze, fisiche o verbali, contro gli insegnanti; le pene ci sono già e potrebbero essere sufficienti se tali reati venissero denunciati da chi ne ha l’obbligo.
Sarebbe forse più efficace inasprire le pene e intensificare i controlli nei confronti di tutti i pubblici ufficiali che non fanno il loro dovere, cioè che non denunciano, trasgredendo così la legge.
In questo modo verrebbe diminuito il rischio che gli insegnanti si trovassero da soli a dover gestire tali episodi che di per sé li pongono a una forte pressione psicologica.
Spero che questa mia testimonianza possa indurre qualcun altro a non rinunciare alla propria dignità.
Lettera firmata