Lasciamo perdere il fatto che, piuttosto che il più grande investimento sulla scuola degli ultimi vent’anni, (come più volte sbandierato dal governo) si tratta semplicemente di togliere alla scuola per dare alla scuola.
Per le assunzioni non ci sono nuovi stanziamenti. Il miliardo di euro, che dovrebbero diventare tre a partire dal 2016, per realizzare la (sempre epocale) riforma della scuola è semplicemente destinato al piano straordinario di assunzione dei precari. Ma deriva da una lunga lista di tagli, che dovrebbero ammontare a 650 milioni di euro.
Per il resto non ci sono stanziamenti, ma solo risparmi sulla pelle del personale della scuola, dirigenti compresi. Commissioni interne alla maturità non retribuite, basta esoneri e semiesoneri per i vicepresidi, eliminazione supplenze brevi, abolizione scatti di anzianità, riduzione di 2mila unità per il personale Ata (50,7 milioni di euro risparmiati).
E in questo scenario sconfortante ci si mette pure l’Europa. E se ci chiedesse di rivedere la Legge di stabilità? Se dovesse venir meno il budget, un budget importante, destinato alle immissioni? Ma Carlo Cottarelli, commissario per la spending review, intervistato martedì su La7, rassicura che la manovra economica non verrà bocciata in Europa. Le coperture ci sono, afferma. Vengono dai tagli alla spesa; la manovra è coraggiosa e la riduzione della spesa aumenterà la competitività del nostro paese.
Nel frattempo roboanti parole, cui poco conviene prestar fede, fendono l’aria. Svolta storica, stanziamenti importanti, risorse fresche. Mentre l’Europa fa tremare le vene e i polsi ai precari, che crederanno alle assunzioni solo all’atto della firma del contratto.