Siamo un gruppo di 22 dirigenti scolastici toscani e abbiamo eleborato un documento (clicca qui per il documento integrale) a conclusione di un vivace e intenso dibattito sulle linee
Riassumo qui di seguito alcuni punti.
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La proposta del Governo ha il merito di stimolare una discussione aperta sulla scuola, contiene alcuni spunti interessanti, ma anche lacune e proposte che non ci convincono.
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L’immissione in ruolo di molti precari è un fatto importante e doveroso, ma non può essere compensato da tagli inaccettabili. Meglio un numero minore, ma comunque significativo, di immissioni in ruolo, pari ai posti realmente vacanti nella scuola, pur di salvaguardare la qualità dell’istruzione.
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L’anno di prova va rafforzato, prevedendo un Comitato di Valutazione aperto ad esperti esterni che possa effettuare osservazioni in classe e che tenga conto del giudizio degli studenti e delle loro famiglie.
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L’organico funzionale è un fatto positivo, ma la proposta del Governo su questo, per diversi motivi, non funziona ed è di difficile applicazione. Basterebbe aumentare le ore di lavoro del personale docente, con un corrispondente aumento della retribuzione, e prevedere che quelle ore vengano destinate a formazione obbligatoria, supplenze, progetti ed altre attività definite e gestite autonomamente da ogni singola scuola.
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Gli scatti stipendiali dovrebbero essere accessibili a tutti e legati ad un sistema misto, che tenga conto sia della anzianità che della competenza. Questa seconda voce dovrebbe dipendere dalla disponibilità del personale della scuola a partecipare ad Azioni di Miglioramento ed a sottoporre il proprio operato al giudizio di un Nucleo di Valutazione interno alla scuola.
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Andrebbero previsti incentivi economici per chi è disponibile a lavorare in scuole “complesse” (collocate in zone disagiate o in aree a rischio, con alti tassi di dispersione scolastica, ecc.)
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I fondi ministeriali inviati alle scuole devono essere adeguati e, almeno in parte, gestiti da reti locali di scuole che valorizzino le buone prassi e sostengano le scuole che agiscono in contesti difficili.
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Sarebbe importante introdurre meccanismi che rafforzino l’autonomia scolastica nell’individuazione del personale, ad esempio potendo confermare i docenti neo-immessi in ruolo che abbiano superato l’anno di prova, i supplenti che abbiano già lavorato in una scuola con una valutazione positiva da parte del Comitato di Valutazione interno o potendo scegliere liberamente, in base al curriculum, esperti esterni per mansioni che il personale interno non sia disponibile a ricoprire.
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Nella proposta del Governo si parla poco del personale Ata e, in queste settimane, si discute di forti tagli. Andrebbe rafforzata invece un’idea di scuola come comunità, all’interno della quale valorizzare il contributo di tutti, dirigenti scolastici, docenti, personale Ata, studenti e famiglie.