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La legge del “taglione” s’abbatte su 600 scuole, solo in Sicilia 93: il via libera di Consulta e Consiglio di Stato rianima le proteste

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Monta la protesta contro l’accorpamento e la sparizione degli istituti scolastici con un numero ridotto di iscritti. Certo parliamo di un “mini-dimensionamento”, che non ha nulla a che vedere con la cancellazione di ben oltre 2.000 istituti, derivante dalle politiche taglia-spesa pubblica dell’accoppiata Gelmini-Tremonti. È un dato di fatto, però, che il venire meno di oltre 600 scuole autonome in pochi anni, così come stabilito dalla Legge di Bilancio di un anno fa, sta facendo venire più di qualche mal di pancia.

Paradossalmente, dopo i recenti ‘no’ espressi prima dalla Corte Costituzionale – che ha respinto i ricorsi di Toscana, Emilia Romagna e Puglia – e poi dal Consiglio di Stato – che ha confermato le riduzioni in Campania- le contestazioni regionali e provinciali hanno preso ancora più piede. Soprattutto dagli enti locali guidati dal centro-sinistra.

Ha fatto “rumore”, prima di tutto, la lettera inviata pochi giorni fa da tutti i sindacati regionali della scuola Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief alla Regione Lazio che ha emanato la proposta di modifica di Deliberazione sulle “Linee guida della Regione sulla programmazione della rete scolastica anno scolastico 2024/25”.

Secondo le organizzazioni dei lavoratori quello che si sta realizzando nel Lazio “è un colpo di mano, con il taglio di 37 autonomie”.

La lista dei tagli locali

L’Emilia Romagna perderà 20 scuole: il governatore, Stefano Bonaccini, ha annunciato che “alla luce della sentenza della Corte Costituzionale convocheremo subito una riunione con le Province e gli Enti locali. E inviteremo anche il ministro dell’Istruzione Valditara, perché spieghi in prima persona agli amministratori locali le ragioni di questi tagli e i criteri indicati dal Governo; tagli che noi riteniamo profondamente sbagliati e criteri che restano discriminatori”.

In Sicilia è stato stabilito che verranno soppresse quasi 100 scuole: 19 istituti a Palermo, altrettanti a Catania, 11 a Messina, 7 a Caltanissetta, 5 ad Enna, 9 ad Agrigento, 9 a Trapani, 6 a Ragusa e 10 a Siracusa.

Secondo Francesca Bellia segretaria generale Cisl Scuola Sicilia “l’assessore regionale all’Istruzione Turano poteva fare meglio e di più, se avesse ascoltato e preso a riferimento le proposte definite dai territori. Nel Piano esitato registriamo contraddizioni che possono avere ricadute negative sulla rete scolastiche, visto che la Regione non ha voluto definire un quadro coerente e lineare rispetto alle proposte definite dalle Conferenze, e che per diverse realtà, non tiene conto dei criteri e parametri indicati dalla normativa ministeriale”. Secondo Bellia, quindi, l’operato della regione Sicilia “rischia di inserire elementi di discrezionalità nelle scelte operate”.

Il risultato, conclude la sindacalista Cisl Scuola, è che siamo “molto preoccupati” perchè “a risentirne sarà la qualità del servizio scolastico nella nostra regione”.

Nel frattempo, ha raggiunto 3mila firme in pochi giorni la petizione lanciata su Change.org da Usb scuola contro la scomparsa di 17 scuole a Palermo e provincia: “Le conseguenze del dimensionamento scolastico, che a Palermo coinvolgerà 17 scuole, saranno pesanti – dicono dalla Cgil – , oltre alla soppressione delle autonomie delle scuole, la riorganizzazione avrà effetti immediati non solo per dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi ma anche colpirà gli assistenti amministrativi e i collaboratori scolastici, che in alcuni casi dovranno cambiare sede di lavoro”.

In Toscana, l’assessore all’Istruzione Alessandra Nardini spiega che “la Consulta ha ritenuto di fare una scelta diversa da quella da noi auspicata: ne prendiamo atto e agiremo necessariamente di conseguenza. Questo non cambia però, neanche di un millimetro, la nostra posizione: non condividiamo la scelta politica fatta a livello nazionale, non condividiamo che sulla scuola pubblica si tagli”.

In Campania, una delle regioni più martoriate dall’accorpamento di scuole, l’assessore all’Istruzione Lucia Fortini si è detta “amareggiata” perchè “il Ministero ha vinto e dunque si potranno tagliare scuole in Campania, contratti di dirigenti scolastici, di docente e personale Ata. Credo che ogni volta che si taglia anche un solo euro per l’istruzione, sia una sconfitta per la nostra comunità”.

La riduzione di scuole è generalizzata. La Giunta regionale del Veneto ha previsto per il prossimo anno il taglio di 32 autonomie scolastiche. In Liguria il taglio prevede 16 autonomie scolastiche in meno.

A Potenza solo due giorni fa Cgil e Uil sono scesi in piazza anche contro la decisione di sopprimere alcuni istituti autonomi. In Molise il taglio farà venire meno otto istituzioni scolastiche sulle 52 attuali

La difesa del ministro Valditara

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, dal canto suo, non sembra volere tornare indietro: quello che abbiamo stabilito “è un richiesta dall’Europa”, che però, a differenza di quanto si dice in giro, “non prevede la chiusura di plessi ma solo l’ammodernamento del nostro assetto organizzativo, attraverso l’eliminazione progressiva delle reggenze”.

Il titolare del Mim non ha dubbi: “Grazie a questa riorganizzazione avremo scuole più efficienti e risparmi per 88 milioni di euro; risorse che potranno essere reinvestite per il personale scolastico e non solo. Parlare di un dimensionamento che farà sparire sedi, attraverso smembramenti e accorpamenti di plessi, con la sparizione di scuole nelle aree più interne del Paese e creando classi più affollate, è semplicemente falso”, chiosa Valditara.