Dopo la Francia e l’Olanda, anche la Spagna si appresta ad introdurre regole ferree per arginare l’utilizzo massiccio del telefono cellulare a scuola, anche durante le lezioni, che tanto disturbo crea al processo di apprendimento. Il governo spagnolo proporrà infatti di vietare l’uso del cellulare nella scuola primaria durante l’orario scolastico, mentre alle medie verrà utilizzato solo “quando l’insegnante lo suggerisce perché il suo progetto pedagogico lo richiede”. Ad annunciarlo è stata la ministra per l’Istruzione e la portavoce dell’esecutivo di Madrid, Pilar Alegría.
Durante una conferenza stampa, al termine della riunione della Conferenza del Settore Educativo, la ministra ha detto che analizzerà la questione con le comunità autonome e con il Consiglio scolastico.
Però, la stessa Alegria ha anche tenuto a far sapere che questa proposta è stata già accolta favorevolmente da tutti i Consiglieri dell’Istruzione presenti all’incontro.
L’approvazione definitiva del provvedimento e la trasformazione del testo in legge dello Stato, stando così le cose, appare quindi poco più di una formalità.
E in Italia come stanno le cose? Diversi addetti ai lavori hanno più volte mostrato tutta la loro avversità per l’uso dello smartphone a scuola: il professor Ernesto Galli Della Loggia , ad esempio, ritiene che il cellulare a scuola offende i docenti e distrae gli alunni.
Una posizione non molto distante risulta quella del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che vorrebbe esportare il modello delle scuole Malpighi di Bologna in tutti gli istituti scolastici d’Italia: “via i cellulari dalle classi nelle ore di lezione”, ha detto il numero uno del dicastero bianco di Viale Trastevere.
A fare da riferimento nazionale sull’utilizzo dello smartphone a scuola rimane comunque la circolare risalente al 2007 prodotta dall’allora ministro Giuseppe Fioroni.
I tempi della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, qualche anno dopo dimostratasi decisamente più tollerante verso l’uso dello smartphone a scuola e anche in classe, con le scuole libere di scegliere (attraverso gli organi collegiali), sembrano lontanissimi.
Un’altra ex ministra, Mariastella Gelmini, invece non ha mai nascosto la sua ostilità verso l’uso dei telefoni cellulari in ambito scolastico, tanto da proporne la proibizione con un disegno di legge.
Intermedia, invece, si era potrebbe definire quella dell’ex ministro leghista Marco Bussetti, che aveva dato l’assenso solo per l’uso prettamente didattico.
I tempi dell’utilizzo consapevole di questi mezzi di comunicazione, tanto “cari” ai giovani, sembrano ancora non maturi.